Confession

Death Note - MattxMello

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    Ok, prima di tutto: io, una MxN fan a scrivere una MxM? Si è fumata una canna al the verde *bisbigli*
    No! Il punto è che l'ho fatto per la mia migliore amica .... e per di più con Mello UKE Ò.Ò *si picchia da sola*
    Vabbè, ditemi che ne pensate, ci terrei davvero tanto perché nonostante non mi piaccia il pairing mi sono impegnata moltissimo e mi è piaciuta per come è venuta fuori ... Mi sa che il problema è che potrei essere andata un filo OOC, ma spero di no ... dite voi ^^;;

    CONFESSION




    Corro. Più veloce che posso. Da quando ho saputo dell'esplosione non faccio altro che tormentarmi. Se non mi sbrigo, rischierò di non trovarlo più.

    L'ho già perso una volta, per colpa del suo orgoglio. Avrei dovuto saperlo. Anche il giorno che se ne andò non riuscì a dirmelo … dirmi qualcosa di importante.

    Svolto l'angolo, affretto il passo.


    Maledissi la sua scelta di essersi stabilito proprio a Los Angeles. Troppo grande come città. Trovare qualcuno è impossibile!

    Una raffica di vento mi frustò i capelli già scompigliati. Mi fermai un attimo. Non avevo più fiato. Mi sedetti sulla prima panchina che trovai lungo il marciapiede e mi guardai intorno.

    Mi trovavo nel parco di un ospedale. In quel momento dalle porte principali uscì un gruppo di cinque uomini, o meglio, quattro di loro lo erano. L'altro pareva più un ragazzo. Borbottavano fitto fitto in giapponese, probabilmente.

    Mi chiesi distrattamente cosa ci facessero dei giapponesi a Los Angeles, per poi concludere che dovevano essere turisti. Domanda proprio stupida. Ad ogni modo, provai a capire cosa si stessero dicendo.

    << メロはいつも衝動的だった。それを見つけるのは難しいことではないでしょう爆発は免れたものの。むしろ、我々はよりニューヨークに戻っ近辺監督に行くんですが... * >>.

    SPOILER (click to view)
    *Mello è sempre stato impulsivo. Anche se è scampato all'esplosione, non sarà difficile scovarlo. Piuttosto, sarà meglio tornare a New York per sorvegliare Near …


    A parlare era stato il più giovane. Il ragazzo.


    Mi venne un colpo. Dire che non avevo capito assolutamente nulla era un bugia bella e buona. Avevo riconosciuto quattro parole: Mello, New York, Near.


    Ci misi nemmeno un secondo a fare due più due. Mi alzai di scatto e ripresi a correre. In una decina di minuti ero davanti alla mia Dodge rossa e sgommavo in direzione aeroporto.

    Il volo durò 4 ore circa, un'eternità, per me. Non avevo assolutamente pensato a come rintracciarlo.


    “Ma bene,” pensai sarcastico, “New York è anche più grande di Los Angeles!”. Ed ero pure senza l macchina!


    Sbuffando, chiamai un taxi e mi feci portare in centro. Cominciai a setacciare tutte le strade, alla ricerca di un segno, anche se sapevo che non ne avrebbe mai lasciati. Stava molto attento a queste cose.


    Gira che ti rigira ero finito davanti alla stazione di Nick Street. Le diedi le spalle, fissando il palazzo altissimo di fronte a me.


    “Però, questi Newyorkesi! ...”.


    Stavo per ricominciare la mia ricerca, quando ai piedi del grattacielo, vidi qualcosa che mi congelò il sangue nelle vene: un ragazzo (o almeno, così mi era parso, era incappucciato) stava puntando contro una donna ammanettata una pistola.


    L'avevo trovato.


    Non riuscivo a crederci. Fui tentato di chiamarlo, ma mi trattenni. Dovevo fare le cose per bene. Mi schiarii le idee. Non potevo fare nulla finché non sarebbe uscito di nuovo, per cui mi accesi una sigaretta e me ne stetti lì ad aspettare, cercando di mantenere la calma. Riflettevo.

    Chissà perché aveva ammanettato quella donna … e perché è andato da Near, poi … Probabilmente penserà che abbia un sacco di informazioni sul caso Kira … Ad ogni modo, non avrebbe mai rinunciato alla sua gara col piccoletto. Era troppo orgoglioso e ostinato.


    Una mezz'oretta dopo, un movimento ai margini del mio campo visivo mi fece sobbalzare. Il ragazzo stava uscendo dall'edificio.

    Stando molto attendo a non essere visto, lo seguii. Era appena balzato in sella ad una moto. Non feci in tempo a fare nemmeno un passo, che aveva già inserito la chiave ed era sgommato via.


    “Merda!”.



    Mi guardai intorno. Da un taxi di fronte all'entrata della stazione stava scendendo una coppia di turisti. Mi precipitai verso l'auto. Salito e chiuse le portiere, diedi in fretta all'autista l'ordine di seguire la moto. L'uomo era sorpreso, ma eseguì la mia richiesta.


    La moto sfrecciava verso nord. Io ero talmente concentrato che non mi accorsi dell'autista che esordì schiarendosi la voce con un “hem...”, in tono nervoso. Riacquistata l'attenzione verso il tassista, gli chiesi se ci fosse qualche problema.


    << Beh … ci stiamo dirigendo nel South Bronx e io … hem … preferirei fermarmi qua, sa … >>.


    Lo compresi al volo: il South Bronx era decisamente la zona meno raccomandabile di tutta la Big Apple. Gli lanciai un pezzo da 20 dollari su sedile anteriore.


    << La prego >>
    . L'uomo era sorpreso, ma nel vedere i soldi asserì con un “non c'è problema, amico”.


    Poco dopo la moto rallentò fino a fermarsi. Il conducente fece lo stesso, parcheggiando dietro l'angolo, per non farsi scoprire. Il ragazzo scese dalla moto, si guardò intorno, per poi emettere un lungo sospiro ed abbassarsi il cappuccio.


    Trattenni il fiato. Era cambiato davvero moltissimo dai tempi della Wammy's: la chioma bionda gli era cresciuta fin sotto le spalle, e gli copriva gli occhi. Ma non fu quello a sconvolgermi: una cicatrice ben visibile gli deturpava il lato sinistro del viso e, per quanto potessi vedere, scendeva fin sotto il collo. Il busto, più sviluppato di quanto pensassi, era fasciato da un gilet di pelle nera, come anche le gambe erano coperte da pantaloni dello stesso materiale. Indossava i guanti, sempre in pelle, mentre sul petto gli pendeva un rosario. Si era convertito? Alla cintura, portava la pistola che aveva usato per minacciare la donna.


    Scesi in fretta dal taxi, facendo più silenzio possibile, e consigliai all'autista di andarsene solo dopo che il ragazzo fosse entrato in casa. Diedi un'occhiata sommaria all'edificio presso cui il biondo aveva parcheggiato la moto: era una vecchia costruzione che si sviluppava su due piani, più larga che alta, evidentemente progettata per ospitare più famiglie. Era di un color grigio stinto, ma coperto da graffiti. A giudicare dagli infissi alle finestre, era disabitato.


    La mia attenzione tornò al ragazzo: stava mangiando una tavoletta di cioccolata. Sorrisi, ricordando come anche all'orfanotrofio portava sempre quel dolce con sé.


    Girò la maniglia della porta scheggiata ed entrò. Feci un cenno al tassista che molto piano ingranò la retromarcia e partì in direzione Manhattan.


    Quando l'auto sparì alla mia vista mi avvicinai all'edificio. Feci per girare la maniglia, ma pensai che probabilmente era meglio non farlo se non volevo ritrovarmi prematuramente all'obitorio. Respirai profondamente, poi bussai tre volte.


    TOC! TOC! TOC!


    I colpi echeggiarono. Silenzio. Non rispose nessuno. No potevo far altro che aspettare. Ad un certo punto sentii dei passi, seppur lievi, che si avvicinavano all'uscio. Mi preparai mentalmente, anche se sapevo che non sarebbe servito a nulla: non avevo idea di cosa sarebbe successo.


    Vidi la maniglia girare. Il cuore prese a battermi forte. Le pulsazioni mi rimbombavano nelle orecchie. Mi girava la testa. Feci un altro respiro profondo.

    C'era uno spiraglio sempre più grande; provai a guardare dentro, ma era troppo buio.


    Il cielo era coperto, ma un nuvoletta si spostò lasciando passare un raggio di sole per un attimo. Tanto bastò per illuminare qualcosa di argenteo nell'oscurità.


    “Cazzo! E ti pareva!”
    . Avevo la canna di una pistola puntata dritta verso la mia faccia.


    << Allontanati di dieci passi. Tendendo le mani in vista>>.


    All'udire la sua voce ebbi un brivido. Era cambiata molto da quella che ricordavo: molto più dura, ma aveva anche un che di ... eccitante? Sì, decisamente.

    L'adrenalina entrò in circolo, il cuore pompava al massimo.


    << Muoviti, o ti becchi una pallottola in testa! >>. Eseguii in fretta.


    Pochi attimi dopo, il ragazzo uscì dall'ombra, col cappuccio calzato fin sotto gli occhi. Senza dubbio, anche se io non potevo farlo, mi vedeva.

    Passarono dieci secondi. Il biondo si portò la tavoletta alla bocca.


    Non la morse. Il braccio gli ridiscese lungo il fianco. La pistola cadde a terra con un tonfo sordo. Vidi le sue labbra mimare un “non è possibile...”. Arretrò inconsciamente di qualche passo. Io non mossi un muscolo.


    I secondi passavano senza che nessuno aprisse bocca. Tensione. Sentivo solo il suono dei nostri respiri. Non ce la facevo più.


    << Ciao, Mello >>.

    Lui rimase impietrito. Probabilmente era sorpreso per il mio tono di voce, come era accaduto a me poco prima. << Quanto tempo >>.


    Lui, molto lentamente, riportò la tavoletta alla bocca e coi denti ne staccò un pezzo. Masticò con tutta calma il dolce, continuando a scrutarmi da sotto il cappuccio nero. Poi finalmente si decise a parlare.


    << Matt>>. Ingoiò e staccò un altro pezzo di cioccolata. Abbassai le braccia ed infilai le mani nelle tasche.


    << Eh, già >>. Ma perché dovevo fare dell'ironia anche in quel momento?

    Non potevo vedere la su espressione, ma senza dubbio aveva stretto gli occhi.


    << Cosa diavolo ci fai qui?! >>. Io alzai un sopracciglio. Che bisogno c'era di chiedere? Mi sembrava così ovvio!


    O forse … voleva sentirselo dire? …


    Prima che parlassi, una vocina nel mio cervello, mi disse che se mi creavo delle aspettative, sarebbe finita male. Non dovevo aspettarmi nulla. Se il responso sarebbe stato negativo? Repressi un brivido.


    << Ti cercavo >>. Era una mia impressione, o aveva avuto un fremito?


    “Calma, Mail, concentrati!”



    CRUNK!


    Si avvicinò un po'.


    << Perché? >>.


    Sbiancai, probabilmente. Oddio! Ma perché la domanda? Non ero pronto a dirglielo! Ma dovevo. Mello aspettava una risposta e non potevo restarmene lì come un idiota!

    Aprii la bocca, ma prima che potessi dire alcunché, il biondo mi interruppe.


    << Tu non centri nulla qui. Non saresti dovuto venire >>.



    “Merda!”


    Le ferite che credevo richiuse dopo la sua partenza si spalancarono. Mi si mozzò il fiato.


    << Torna in Inghilterra >>. Duro. Freddo.


    Cosa?! Dopo tutta la fatica che avevo fatto? No, no, NO!

    Tirai fuori le mani dalle tasche e le strinsi a pugno. Avanzai verso il ragazzo, che tuttavia rimase impassibile. Gli puntai un dito contro.


    << Ti pare che possa tornare?! Ho quasi vent'anni, per la miseria! >>.


    Mi trovavo ad un passo da lui. Il biondo era nel silenzio più totale. Continuai.


    << Perché dovrei andarmene? E dove, poi? >>.


    Le sue labbra si curvarono in un ghigno, ma non era divertito.


    << Non avresti dovuto vedermi così >>, spiegò, e si tirò giù il cappuccio. Ebbi un altro fremito, nel vedere la cicatrice da vicino, ma non ero spaventato. Anzi, a dirla tutta, lo rendeva più affascinante di quanto non fosse mai stato.


    Allungai le dita e sfiorai la prova del suo folle coraggio. Sussultò.

    Poi, con mia gran sorpresa, posò una mano guantata sulla mia, e la strinse. Sospirò e chiuse gli occhi. Il mio cuore non accennava a rallentare la propria corsa.


    << Vuoi sapere perché sono venuto? >>.


    Mello annuì piano, senza aprire gli occhi. << Sì >>, sussurrò. Il suo fiato mi sfiorò la pelle. Inspirai: sapeva di cioccolato, ovviamente.


    “Forza, Mail, ora o mai più!”


    Presi fiato.


    << Perché ti odio >>.


    Lui spalancò gli occhi. Era da cinque anni che non li vedevo. Immergermi in quello sguardo duro come lo zaffiro mi suscitò una strana sensazione.


    << Ho odiato che tu te ne si andato >>
    , continuai deciso. << Sono stato male per giorni... poi una settimana dopo la tua partenza anche Near lasciò la Wammy ed io capii che infine era giunto pure il mio momento. Ho aspettato, sperato, che cambiassi idea, ma tu non avresti rinunciato per nulla al mondo alla tua sfida con il piccoletto. Watari aveva lasciato qualcosina per ognuno di noi per cui, presi i soldi e fatti i bagagli, me ne sono andato >>.


    Mello mi ascoltava in silenzio. I suoi occhi mi infondevano coraggio.


    << Decisi di prendere il primo volo per gli Stati Uniti, perché lo ritenevo il Paese migliore per cominciare la mi ricerca. Mi sono trovato un lavoro... beh, più di uno, e intanto ascoltavo le notizie, ma non c'era nulla. Solo Sakura TV e fan di Kira ovunque... >>.


    Mi fermai: temevo di starlo annoiando. Lui invece mi invitò a proseguire. << Continua >>. La sua voce era molto calma. Mi fece un cenno di assenso.


    << Poi sentii che il capo della polizia era stato rapito. Poteva non avere alcun senso, ma sentii che finalmente eri entrato in azione, per cui cercai di stare attento a ciò che succedeva in giro. Quando seppi dell'esplosione... >>
    .


    La voce mi si spezzò. Chinai il capo. Non ce la facevo a proseguire. Rivivere quei ricordi era davvero doloroso.


    << Matt... >>, esordì Mello. Alzai lo sguardo: i suoi occhi imploravano perdono. << Mi... dispiace >>. Accidenti! Mello che chiedeva scusa! << Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Non potevo sapere che... >>. Io scossi e accennai un sorriso. << Non è necessario che tu te ne faccia una colpa, Mello >>.


    “Ora siamo insieme...”


    Mello scostò la mia mano dalla ferita, ma non la lasciò. Continuò a stringerla.


    << Ma quindi... mi odi ancora? >>.


    << Mello... sei la persona più orgogliosa, impulsiva ed egocentrica che conosca, per non dire altro... >>. Un velo di paura passò sul suo volto divino, ma continuai. << … ma ti amo >>.


    Lo fissai intensamente negli occhi, cercando di trasmettergli le sensazioni fortissime che stavo provando in quel momento.


    << Ti amo >>, ripetei << e non smetterò mai di farlo >>.


    Ce l'avevo fatta! Gliel'avevo detto! E ora aspettavo, col cuore in tumulto, la sua risposta. Il suo volto era imperscrutabile. E se mi avesse rifiutato? Non volevo neanche pensarci...


    Improvvisamente percepii qualcosa di umido sulle mie labbra: le sue. Non pensavo più. Lo strinsi forte, e lui fece altrettanto con me. Godevamo l'uno del sapore dell'altro, mentre le nostre lingue danzavano in perfetta sincronia. Ringraziai mille volte Dio per quel regalo. Sentivo il suo calore avvolgermi. Il contatto mi permise di comprendere la sua emozione in quel momento; il suo cuore forte batteva veloce. Ogni volta che riprendevamo fiato lui sussurrava il mio nome, ogni volta era una scarica elettrica dritta nel mio cuore e nel mio cervello, e ogni volta riprendeva a baciarmi con passione sempre crescente.

    Non so per quanto tempo continuammo così, ma non me ne importava.

    Poi il ritmo rallentò, le sue labbra sfioravano le mie con dolcezza e leggerezza infinite. Ansimavo, quasi.


    Mentre la sua lingua scendeva lungo il collo mi posi un problema. Cercai di attirare la su attenzione.


    << M-Mello... >>. Non mi voleva ascoltare. Continuò a baciarmi, per poi fissarmi con un'espressione interrogativa. I suoi occhi mi trasmettevano la passione repressa. Sapevo che avrebbe voluto continuare. Sebbene fossi il più piccolo tra i due, ero molto più maturo.


    << Allora? >>, sbottò lui. Era innervosito dalla mia pausa, malgrado non fosse stata molto lunga.


    << Non è che... potremmo entrare? >>, domandai esitante. Lui si indispettì. Avrei dovuto aspettarmelo. Con Mello era sempre così. Se lo conoscevi bene sapevi come avrebbe reagito. Il punto era che aveva la straordinaria abilità di far gravitare la tua attenzione altrove, e rimnevi sorpreso, seppur solo per un istante.


    << E tu mi hai interrotto... >>, rispose con voce chiaramente irritata << … per una cosa tanto banale? >>.


    << Mello, siamo nel South Bronx, sarebbe comunque più sicuro... >>.


    << Se si azzardano a toccarti li ammazzo con le mie mani >>.



    Mi baciò ancora. Restituii il bacio, ma mi trattenni: non gli avrei dato quello che voleva così facilmente. Si arrese, sospirò e mi condusse per mano dentro la casa.

    All'interno c'era un gran buio. Conoscendo il biondo, mi chiesi se fosse una cosa intenzionale o meno. Poi ricordai che l'edificio pareva disabitato. Sulla destra c'era una scala a chiocciola, ma il biondo mi trascinò sulla sinistra, stanza da cui proveniva una luce fioca: la finestra non era sbarrata.


    Fuori iniziò a piovigginare. Mello inspirò: aveva sempre amato l'odore della pioggia. Si sedette su una poltrona in pelle nera e, afferrata una tavoletta di cioccolata, le diede un morso. Sospirò soddisfatto e reclinò la testa all'indietro, masticando piano.

    Mi accomodai sul divano accanto a lui. Mentre si gustava il dolce pensai di accendermi una sigaretta, così feci scattare l'accendino. La fiammella venne a contatto con il tabacco e la carta s'incendiò. Aspirai il fumo, poi lo risoffiai fuori.


    << Da quando fumi? >>.


    Io lo fissai con uno sguardo carico di significato. << Da quando mi hai lasciato >>.


    Mello mi restituì l'occhiata, ma nel suo caso era imperscritabile. Strinse appena gli occhi. << Comunque, esci. Non sopporto l'odore del fumo >>.


    Ero allibito. << Scusa? >>.


    << Esci >>, replicò lui, senza aggiungere altro.


    Dopo averlo fissato ancora per qualche secondo, eseguii la sua richiesta.


    Appoggiato al muro esterno della casa, aspirai un'altra boccata di nicotina, cercando di non pensare.

    Terminata la sigaretta, la spensi sotto la suola dello stivale. Tornai dentro e mi accomodai sul divano.


    << Scusa >>, esordì Mello << non avrei dovuto trattarti così. Mi dispiace farti soffrire continuamente >>.


    Scossi la testa, senza rispondere nulla. Che scuse patetiche. Che discorsi futili. Guardai fuori: doveva essere mezzanotte. Mi voltai, per guardare il biondo, ma non lo trovai sulla poltrona. Prima che potessi farmi una sola domanda, mi sentii prendere per mano e venire condotto di sopra. La scala scricchiolava in modo sospetto.

    Al piano superiore c'era un corridoio angusto, e poi una camera. In mezzo ad essa, un letto sgangherato, con un materasso piuttosto concio. Sghignazzai.


    Mi tolsi gli abiti che portavo, restando in boxer e maglietta. Prima che potessi girarmi verso il biondo, però, un paio di braccia mi cinsero la vita, e udii al mio orecchio un sussurro. Ebbi un brivido.


    << Non ti ho ancora perdonato per la sigaretta... >>.


    Mi voltai, pronto a dargli una risposta sagace, e trovai il suo volto più vicino di quanto mi aspettassi.


    << Ti amo, Matt >>.


    Non mi diede nemmeno il tempo di assaporare quelle parole, che le sue labbra si fiondarono sulle mie. Mello non perse tempo, intrattenendo giocoso la mia lingua con la sua.

    Un attimo dopo essermi sfilato la maglia, mi ritrovai lungo disteso sul letto, con le gambe tra le sue ed i polsi bloccati ai lati della testa.

    Quelle labbra perfette tornarono a cercare le mie. Non rifiutai loro nulla: ogni cosa che chiedevano, l'avrei data.

    Mello prese a baciarmi con una dolcezza incredibile per un tipo così irruento, ma su questo riflettei dopo. Le sue labbra si spostarono e trovarono un orecchio. Mi morse il lobo, ghignando divertito, mentre io ansimavo come mai avrei pensato in vita mia.

    Trovai la forza di dire qualcosa.


    << E' … nnh… tutto qua... quello che riesci... nnh... a fare? >>.


    Non ero stato convincente per niente. Ma Mello amava le sfide. E sapevo che questa trovava eccitante. E molto, anche.

    Mi accorsi che le sue mani non tenevano più bloccati i miei polsi, ma le mie braccia rimasero nella stessa posizione. Percepii delle carezze lievissime sfiorarmi il petto, per poi scivolare più in basso, fino ad insinuare una mano dentro i miei boxer. Ansimai più forte. Tenevo gli occhi serrati: aprirli avrebbe significato rovinare tutto. Sentii Mello ghignare quando gemetti alla sua stretta.

    Stretta che divenne sempre più forte, finché non venni nella sua mano.


    Lui la ritirò, ed io mi azzardai a sbirciare, per poi alzarmi a sedere. Il biondo non era concentrato su di me, ma sulla sostanza biancastra che gli aveva inumidito le dita. Curioso, le portò alla bocca, leccandosele, facendo lo stesso anche con le labbra.

    L'ennesima scarica elettrica, incredibilmente forte. Gli saltai letteralmente addosso, bloccandolo con lo stesso modo che aveva usato con me. Dio, quanto lo volevo in quel momento!

    Lo baciai fino a rimanere senza fiato, scendendo con la lingua lungo il suo petto. A quel punto non ero il solo ad ansimare. Le mie labbra vogliose tornarono sulle sue, con un turbine di passione.


    I vestiti non servivano più. Volevo farlo godere come lui aveva fatto con me. Di più, se possibile. Mi venne un'idea...


    Inumidii il suo collo di baci languidi. Le mie labbra non seguivano la mia volontà, si muovevano a loro piacimento. Questo le condusse ad uno dei punti più sensibili. Giunto alla sua virilità, lui sgranò gli occhi, e iniziò a gemere più forte quando la accolsi nella mia bocca, stuzzicandola con la punta della lingua.


    << Mmh... Matt... >>.


    Le sue mani scivolarono tra i miei capelli, come per trattenermi dov'ero.

    Poco dopo venne anche lui. Ne gustai il sapore, soddisfatto. Poi decisi di ritornare alle sue labbra: lisce, perfette... e con un sapore...


    Con mia gran sorpresa, le sue gambe mi cinsero i fianchi: ero convinto che volesse possedermi lui per primo. A quanto pareva, mi sbagliavo. Non potei rimanere distratto a lungo, comunque: Mello reclamava la mia attenzione.

    Feci scorrere le mani lungo i suoi fianchi, fino a giungere alla sua apertura. Con molta delicatezza, introdussi un dito dentro di lui. Il biondo trattenne il respiro. Con l'altra mano gli accarezzai il membro, cercando di allietarne la sofferenza.

    Poi, sempre stando attento a fare quanto più piano possibile, aggiunsi un secondo e un terzo dito, cercando di prepararlo al dolore che sarebbe venuto dopo, ben peggiore di quello che stava subendo in quel momento, anche se solo per i primi istanti.


    Un gemito particolarmente sofferto mi convinse a guardarlo in volto. Non avevo mai visto Mello così indifeso. Restai a fissarlo finché non mi fece cenno di continuare. Così alle dita sostituii la mia erezione. Poco alla volta mi insinuai dentro di lui, finché non lo possedetti completamente.

    A quel punto cominciai a spingere, dapprima piano, per poi aumentare la velocità. Non avevo mai provato una sensazione simile.

    Iniziai anch'io a gemere, in preda all'estasi, finché non venimmo entrambi di nuovo: lui nella mia mano, io dentro di lui.

    Infine crollai sdraiato al suo fianco e lui mi cinse la vita, stringendomi forte.


    Sebbene fosse fine Novembre non sentivo per niente freddo, troppo occupato ad assaporare la gioia di quel momento. Alla fine, distrutto, caddi tra le braccia di Morfeo.


    *.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*


    << Un ribelle! Attentato alla signorina Takada! >>.



    Sfrecciavo per le strade affollate di Tokyo, gettando di tanto in tanto un'occhiata allo specchietto retrovisore.


    “Merda, ma quanta gente c'è a far da scorta a quella là!?”


    Non accennavo a rallentare, ma dovetti farlo appena giunto all'incrocio successivo. Ero circondato.

    Pestai il pedale del freno, lanciandomi in un testacoda da paura, finché l'auto non si fermò. Non avevo scampo.


    << Vieni fuori con le mani in alto! >>.



    Obbedii. Non c'era bisogno che mi guardassi intorno per sapere che avevo troppe pistole puntate addosso per poterle contare.

    Sarei morto nel giro di niente. Mello aveva detto che non sarebbe stato necessario. Avevo provato a convincerlo che non sarebbe andata come lui sperava. Non c'era stato verso.

    Il mio ultimo pensiero lo mandai a lui.


    “Ti prego, fa' che tutto questo non sia stato inutile... Ti prego, fa' che non si sia sacrificato per nulla...”



    Diedi un'altra occhiata ai poliziotti.


    “Bah, se se devo uscire di scena, tanto vale farlo con stile!”


    << Ehi, da quand'è che i giapponesi possono andare in giro con dei cannoni del genere? Ma dopotutto sono solo un complice del rapitore... quindi dubito che spariate, con tutte le cose che vorrete sapere da m-... >>.


    THE END

     
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  2. frampel
     
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    User deleted


    bellissima storia, davvero! <3
     
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1 replies since 22/4/2011, 15:10   217 views
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