The Night

Serie originale (vm18)

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  1. _-Liris-_
     
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    Legende dei personaggi:

    In questo capitolo...

    Lawrence:

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    Guilleme:

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    Mi sento male. E’ come se tutte le certezze create fino ad ora fossero vane. L’acqua che cade dal celo non fa altro che appesantire il mio spirito, e questo è strano, estremamente strano.
    Il mio respiro è affannato per la corsa, ma non importa. Il muro su cui la mia mano si posa speranzosa, su cui cerca di appigliarsi per sostenere il mio corpo pesante, è bagnato, e io scivolo interra sul vicolo fradicio, in mezzo a una pozzanghera piena di fanghiglia. La mia voce è bassa e roca per via del mal di gola. Impossessa il suono delle mie corde vocali, che vibrano seguendo suoni strozzati. Impreco a bassa voce tentando di rialzarmi dal suolo zuppo e sporco ma la suola delle mie scarpe scivola e cado nuovamente facendo un tonfo, urtando la parete dietro di me con la schiena. Non resta altro che attendere sotto la pioggia scrosciante. Attendere la fine di un’imbarazzante situazione uscita da chissà dove.
    Eppure è così assurdo tutto ciò. Ricordo solo un volto angelico a tal punto che Platone non lo avrebbe immaginato tale nell’Arché. Un corpo sinuoso e una voce soave come il suono di un violino… incantevole ma maledetto.
    Ricordo solo il rumore dei suoi passi, la sua voce calma e soave che s’insinuava nella mia mente come se fosse polvere di fata. ‘Venite, seguitemi…’ una parola dietro l’altra che mi conduceva al patibolo… e poi? Poi niente, solo il vuoto dell’oscurità che prepotente s’insinua nella mia mente.

    ****



    In lontananza si ode il rumore dello scrosciare dell’acqua. Improvvisamente non sento più il freddo che penetra all’interno del mio corpo e distrugge le mie ossa, non sento più il suolo duro di sampietrini sotto il mio fondoschiena, e il muro dietro di me ha abbandonato la sua postazione. Dove sono?
    Alzo un braccio inconsciamente e le mie dita sfiorano qualcosa. Cerco di aprire le palpebre per vedere cosa mi circonda ma un sentimento amico mi pervade mentre qualcuno conduce il mio braccio nuovamente al calduccio e mi sfiora gli occhi con le dita fredde. Scotto forse? Ho la febbre?

    ****



    Qualcosa sfiora la mia fronte, è fresco e mi fa sentire bene. La stessa sensazione passa anche sulle mie labbra, e io rabbrividisco. Ho sete, e questo fresco sulle mie labbra arse mi provoca brividi di dolore misto a piacere. Le mie palpebre si alzano a fatica. Non è giorno, è notte fonda credo. Nella stanza c’è solo una candela accesa. Da quella cera danza una piccola fiamma che rende possibile vedere i contorni degli oggetti nella sala. Accanto a me, seduto sul letto c’è qualcuno che inumidisce un panno e me lo passa sul corpo. Ho freddo infatti, e ben presto credo che comincerò a tremare e a battere i denti pregando questo tale di chiudere la finestra. Come gli salta in mente di fare una cosa del genere… potrei aggravarmi!
    Non riesco a parlare, dalla mia bocca esce solo un gorgoglio seguito da un suono roco. La persona accanto a me si volta a fissarmi in volto. Sorride compiaciuto di vedere una scintilla di vita nei miei occhi chiari e poi avvicina nuovamente a me il panno appena inumidito. Lo passa sul mio petto facendolo scendere al mio ventre mentre io chiudo gli occhi gemendo piano. Improvvisamente lascia quel compito per dirigersi a chiudere la finestra.

    <<la febbre è un po’ scesa. Prima vi agitavate incessantemente mormorando qualcosa di sconnesso.>>

    Disse. La voce pacata e placida come le acque di un piccolo stagno in estate. Il profilo aggraziato come quello di un Narciso. Le labbra rosee come i petali d’erica e le sopracciglia delicate come fini linee tracciate da Michelangelo nei suoi dipinti. Non si vedeva altro del volto del mio salvatore, potevo solamente sperare che il mattino avesse illuminato presto quell’abitazione di cui non conoscevo i confini per ammirare meglio chi si era preso cura del mio corpo ammalato.
    La mia voce usciva roca dalle mie labbra spaccate. Avrei dovuto chiedere dell’acqua, invece ‘Grazie’. Uscì in un soffio prima che le mie palpebre si richiudessero per farmi sprofondare nell’abisso nero che mi aveva risputato poco prima.

    ****



    Sentivo un leggero peso sul mio ventre. Un tessuto non troppo ruvido sulla mia pelle e un respiro lento e calmo, come la voce del mio salvatore. Aprii lentamente gli occhi notandolo li, addormentato sulla mia pancia con in mano ancora lo straccio che mi aveva inumidito le labbra fino a mattina presto. Il Rettangolo di stoffa era ancora umido, e questo stava a significare che il giovane si era addormentato da poco. Gli toccai dolcemente la testa scostandogli i ciuffi biondi e mossi che formavano la sua folta chioma. Erano morbidi e segosi come quelli curati delle donne.
    Mugugnò poco e si voltò nella mia direzione con sguardo assonnato. Appena mi vide seduto spalancò gli occhi e si alzò di scatto. I suoi occhi erano belli come il cielo in burrasca. Avevano lo stesso colore delle nubi tempestose e cariche d’acqua…
    La voce morbida e gentile che mi diceva di rimettermi sdraiato, lo sguardo premuroso e leggermente obliquo, la mascella leggermente squadrata e i lineamenti femminei mi portarono a pensare che fosse una donna vestita da uomo, ma poi rinsavii notando che nei pantaloni qualcosa c’era, e se ne stava imperterrita la , residuo di un qualche sogno che aveva fatto, quella notte, accanto al mio corpo malato e delirante dalla febbre. Arrossii senza rendermene conto e l’uomo che avevo dinnanzi si precipitò accanto al mio volto toccandomi con una mano la fronte.

    <<siete rosso in volto… la febbre è scesa, non capisco cos’avete.>>

    <<niente.>> balbettai <<grazie tante del vostro aiuto. Ma voi, chi siete?>>

    <<guillame. E voi?>>

    Disse con la sua soffice voce dai toni angelici. Lo sguardo calmo dal taglio seducente e le labbra piegate in un dolce sorriso.

    <<io?!>>

    Domandai confuso. Beh, forse è normale che qualcuno chieda il tuo nome dopo averti curato e ospitato in casa sua per una notte…

    <<si, tu.>>

    Sorrise sfiorandomi la guancia sinistra col suo indice destro. Balbettai il mio nome e lui sorrise capendo finalmente il perché del rossore sul mio viso.

    <<lawrence, avete un bel nome.>>

    <<grazie.>>

    La mia voce era uscita in un soffio dalle labbra arse. Dovevo essere in condizioni pietose davanti a quel giovane di nome Guillame. I miei vestiti si erano infradiciati sotto la pioggia, e quand’ero caduto si erano anche sporcati… mi guardai indosso notando di essere coperto da una camicia da notte e dalle lenzuola.

    <<e’ vostro?>>

    Domandai curioso toccando la manica grande della camicia da notte. L’altro mi sfiorò il mento facendomi alzare la testa per guardarmi negli occhi.

    <<si. I vostri abiti erano sporchi e bagnati, ho dovuto spogliarvi…>> fece un piccolo sorriso che infiammò le mie guance <<… spero non vi dispiaccia.>>

    <<non fa niente.>> mormorai portando il mio sguardo da un’altra parte <<anzi, vi ringrazio di tutto!>>

    Intanto qualcosa si faceva largo nella mia testa, una sensazione inebriante che mi pervadeva tutto il corpo come una scossa. Un senso di pesantezza allo stomaco e un leggero dolore nel basso ventre. Arrossii sapendo bene cosa stava a significare. Speravo tanto che non se ne fosse accorto… in fin dei conti ci dividevano strati di lenzuola, ed io mi stavo eccitando solo al sentire quella voce suadente e penetrante. Quelle parole che mi facevano perdere in pensieri senz’altro poco casti e legittimi…

    <<la febbre è scesa fortunatamente. Non avete sete?>>

    Domandò. La voce risuonava nelle mie orecchie come le onde procurate da un sasso che cade nelle calme acque di un lago.

    <<si.>>

    Si diresse fuori dalla stanza, non prima di avermi fatto sdraiare nuovamente e tornò poco dopo con una brocca e un bicchiere.

    <<ecco. Non bevete tanto…>>

    La sete era tanta, la febbre mi aveva fatto perdere molti liquidi durante la nottata.

    <<posso chiedervi una cosa?>>

    Domandò sedendosi sul letto e guardandomi mentre finivo di bere. ‘Si’ dissi. Dopo aver bevuto la mia voce era tornata normale, finalmente.

    <<come vi siete procurato quei segni?>>

    Indicò il mio collo ed io, inconsciamente, mi portai una mano sulla parte offesa coprendo la ferita ancora aperta. Non dissi nulla ma mi limitai ad abbassare lo sguardo stando con gli occhi sgranati a fissare le lenzuola bianche.

    <<mi dispiace, non volevo spaventarvi.>>

    Disse alzandosi dal letto. Portai il mio sguardo verso di lui notando che stava per uscire dalla stanza.

    <<mi rendo conto di essere stato indiscreto. Vi chiedo scusa. Adesso riposate.>>

    E detto questo chiuse la porta dietro di se. Sospirai pesantemente lasciandomi scivolare sul letto che mi ospitava, chiusi gli occhi ancora un po’ scosso cercando di dimenticare tutto quello che era successo… ma nel farlo mi addormentai placidamente.

    ****



    I capelli nero-blu gli ricadevano ribelli a incorniciare il suo volto cereo, gli occhi dello stesso colore della notte brillavano di una luce ametista sotto la luna piena. Erano fissi su di me. Il suo corpo che schiacciava il mio e la sua bocca che si avvicinava. Sfiorava il mio collo con le labbra socchiuse, rigava la mia pelle con i canini affilati e alla fine decideva dove incidere…
    Non potevo parlare, non potevo gridare, la mia bocca era bloccata dalla sua mano fredda come la morte. Fremeva e si strusciava contro di me, la sua vittima, il suo pasto… finché si staccò, insoddisfatto e irritato verso qualcuno che non vedevo bene.

    <<perché diavolo l’avete fatto!>>

    Gli aveva ringhiato contro. Si teneva la testa con ambedue le mani e si era alzato a sedere sul mio ventre. Avevo gli occhi appannati dal dolore misto a piacere, e prima di alzarsi mi sussurrò ad un orecchio: ‘Aspetta un attimo, torno subito.’
    A quel punto strisciai via. Quando il nuovo arrivato dai capelli argentei0 ringhiava qualcosa all’essere che aveva cercato di strapparmi la vita.
    Non si accorse della mia fuga fin quando si voltò a controllare il mio stato, e a quel punto il ragazzo (?) dai capelli argentati lo bloccò al muro per non farmi rincorrere dal suo amico (?).
    La strada era bagnata. Il cielo si era coperto di nuvole non appena ero uscito dall’edificio abbandonato, e in quel momento stava piovendo a dirotto. E poi… poi cercando una via di fuga mi appoggiai ad una parete scivolosa cadendo in terra in una pozzanghera piena di fanghiglia senza riuscire più ad alzarmi.


    ****



    <<avete dormito bene?>>

    La prima cosa che sentii non appena il sogno finì fu la voce angelica del mio salvatore. La prima cosa che i miei occhi videro dopo l’incubo fu la bellissima curvatura delle labbra del mio angelo dagli occhi burrascosi. Scossi la testa inconsciamente anche se avrei dovuto evitare di dire la verità.

    <<mi dispiace. Forse è stata colpa del letto in cui riposate?>>

    Domandò. Il suo sorriso scomparve e io negai ancora una volta.

    <<cos’avete?>>

    Era preoccupato mentre la sua mano mi sfiorava la guancia bagnata da calde lacrime che avevano appena cominciato a scorrere copiose dai miei occhi semichiusi.

    <<mi dispiace di arrecarvi così disturbo.>> riuscii a dire tra le lacrime <<mi dispiace non poterle dire cosa mi è successo…>> singhiozzai abbracciando il corpo dell’uomo seduto accanto a me <<… non voglio che vi accada nulla. Sarebbe meglio se mi lasciasse andar via!>>

    <<assolutamente no!>>

    Lo sentii tuonare con mia immensa sorpresa. Le lacrime non smettevano di cadere, e quel pianto per me rappresentava una liberazione. Mi strinse a se ed io rimasi stupito da un simile atteggiamento.

    <<non m’interessa cosa vi è capitato. Voglio solo poter esservi d’aiuto.>> mi accarezzò la tesa parlandomi piano vicino all’orecchio <<non andrete via da questa casa… non per un motivo sciocco di cui non conosco le origini!>>

    E con questo riprese ad accarezzarmi la testa. Il suo tono non ammetteva repliche, ed io non dissi nulla, accoccolandomi nel suo morbido abbraccio pieno di calore.
    Ben presto le lacrime smisero di cadere dai miei occhi e Guillame se ne accorse credo. Non tremavo e non mugugnavo più, ma non mi lasciò lo stesso, posando il mento sulla mia testa e accarezzandomi la schiena.
    Stava tornando, maledizione! Quella sensazione così inebriante stava prendendo nuovamente possesso del mio essere. Lo sentii sogghignare ed avvampai.

    <<scusate!>>

    Mormorai cercando di scostare il suo corpo dal mio. Non me lo permise e scese ad accarezzarmi i reni e i fianchi. Chiusi gli occhi sperando che non si fermasse mai, che continuasse in eterno…
    Ma la mia voce e il mio orgoglio non ammetteva un simile comportamento.

    <<smettetela. Vi prego, smettetela…>>

    Mormorai prima che le sue mani si posassero sulle mie spalle. Aprii gli occhi notando che mi spingeva a sdraiarmi sul letto.

    <<basta, smettetela!>>

    Un suo indice passò a disegnare il contorno delle mie labbra, scese lungo il mento e sfiorò le due piccole e tonde cicatrici sul mio collo. Ansimavo piano tentando di nascondere quella reazione naturale che mi faceva mancare aria nei polmoni ed esigeva respiri più frequenti e profondi, stringevo nelle mie mani le lenzuola del letto in cui mi trovavo ed aspettavo che succedesse qualcosa di li a poco.

    <<queste cicatrici sembrano di un morso.>>

    Disse più a se stesso che a me. Vedeva bene quanto il suo tocco mi avesse mandato in estasi e non faceva nulla per interromperlo, come se ci godesse a vedermi contorcere mentre cercavo di mantenere una, seppur lieve e quasi invisibile, compostezza.

    <<cosa vi ha morso?>>

    Domandò il un sussurro avvicinandomi al mio volto infiammato. Non riuscivo a parlare. Avrei senz’altro emesso qualche suono poco consono se fossi stato costretto a rispondere alle sue domande.

    <<come mai non parlate?>> chiese fingendosi ingenuo <<forse c’è qualche problema?>>

    Fece scendere la sua mano lungo la camicia da notte, sfiorando il mio petto attraverso quel leggero tessuto. Mi scappò in gemito quando decise di alzarlo per mettere a nudo la mia pelle. Arrossii cercando di allontanarmi e finendo semiseduto addosso alla testata del letto. Rise salendo completamente sul letto e sfiorandomi le gambe.

    <<no…>> la mia voce spezzata era uscita finalmente dalle labbra che tenevo serrate <<… che intenzioni avete?!>>

    Risuonò una risata cristallina, era Guillame.

    <<voglio rimediare al danno commesso.>>

    Disse poco prima di aprire le mie gambe di scatto e baciare l’interno coscia. Rabbrividii, incapace di ribattere, perso nella sensazione di stordimento che mi causavano le sue labbra calde e frementi sulla mia pelle. Si alzò di scatto guardandomi negli occhi.

    <<sedetevi.>>

    Ordinò. Io scossi la testa cercando di abbassarmi la camicia da notte, ma lui me lo impedì e successivamente mi mise di peso completamente seduto con la schiena sulla testata del letto

    <<così…>> disse con un leggero sogghigno prima di passare entrambe le sue mani sulle mie cosce <<… bravo, state fermo.>>

    Mi aggrappai ai cuscini che avevo dietro la mia schiena, ansimando e gemendo per tutta la durata del suo trattamento. Le sue mani che si muovevano su e giù per la mia erezione, dandomi brividi di piacere, facendomi ansimare disperatamente quando le sue dita si stringevano alla base artigliando la mia pelle. I miei polmoni cercavano di schizzare fuori dal petto e il respiro mi mancava a tal punto che spalancai la bocca per far entrare più aria, finì tutto quando mi vide inarcare la schiena, quando dagli spasmi reclinai la testa all’indietro prima di venire.
    Mi sfuggirono due lacrime dalla vergogna, era davvero accaduto…

    <<riposatevi ora.>>

    E se ne andò lasciandomi esausto tra le lenzuola umide.

    ****



    To Be Continued...

    Edited by _-Liris-_ - 24/3/2007, 15:45
     
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  2. °Narciss_Camui°
     
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    che bella questa storia *_*
    ti prego ne posti il continuo??*_* è troppo bella *_*
     
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  3. _-Liris-_
     
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    Quando torno a casa posto il continuo ^^
    Penso martedi ^^
     
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  4. _-Liris-_
     
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    Ecco il seguito ^^
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    <<lawrence?! Cos’avete?>>

    Mi stava parlando. Cercava di comunicare con me anche se non gli dedicavo nemmeno uno sguardo. I miei occhi erano fissi al soffitto, e anche su lui si metteva nella traiettoria che mi divideva dal soffitto era come se il mio sguardo lo trapassasse.

    <<lawrence?>>

    Mi toccò la spalla sinistra cercando di riscuotermi da quello stato di semi trans in cui mi trovavo.

    <<voglio andarmene.>>

    Dissi ad alta voce alzandomi a sedere. Guillame si scansò mettendosi a sedere compostamente.

    <<per quale motivo? Non vi siete ripreso ancora… e inoltre non mi avete ancora detto cosa vi ha morso.>>

    Mi voltai nella sua direzione fulminandolo con lo sguardo e facendolo trasalire.

    <<e’ colpa vostra Guillame.>> dissi in un sussurro <<vostra e delle vostre mani curiose.>>

    Arrossii non poco dicendo quelle parole ed il mio sguardo scese a posarsi sul tessuto che ricopriva il mio corpo.

    <<non avreste dovuto farlo!>>

    Le mie mani tremavano forse, semplicemente, dalla vergogna e la mia voce vacillava mentre pronunciavo quelle accuse.

    <<interessante…>> disse l’uomo che avevo accanto <<… il fatto è che sembrava che lo voleste. Voglio dire, nonostante le vostre negazioni, il vostro corpo cercava il contatto col mio.>>

    Quelle parole mi colpirono come una frustata in pieno volto. Sgranai gli occhi con tutta l’intenzione di piangere ma resistetti tornando a guardare l’uomo dagli occhi burrascosi.

    <<non dovevate comunque. Non è accettato come comportamento! Nessuno lo accetta, va contro le leggi di Dio!>>

    Il mio interlocutore scoppiò a ridere ed io mi voltai. Aveva gli occhi coperti dalla sua mano destra, una delle sue mani curiose che mi aveva fatto arrivare ad un orgasmo.

    <<mi dispiace…>> disse trattenendo una risata <<… dite che un simile comportamento va contro le leggi di Dio, ma io non ho un Dio. Non conosco Lui e non conosco le Sue leggi. Nemmeno le vostre.>>

    <<sono sconcertato.>>

    <<riconsolatevi! Non siete il solo!>>

    La mia voce era risultata atona e incolore, mentre la sua era ironica e divertita. Scossi la testa contrariato dal mio comportamento da quello dell’uomo che mi aveva raccolto dalla strada.

    <<non mi ricorsolo. Voglio andarmene comunque dalla vostra dimora.>>

    Guillame sbuffò e si avvicinò a me. Fece per toccarmi una guancia ma io schiaffeggiai la sua mano fecendolo rimanere di stucco.

    <<non mi toccate!>>

    Gli intimai allontanandomi e cercando di scendere dal letto.

    <<ho capito. Se non vi è gradito un simile atteggiamento starò bene attento ad interpretare i vostri sguardi! Non c’è bisogno che ve ne andiate ancora febbricitante.>>

    E detto questo si allontanò lasciandomi solo in quella stanza austera dalle pareti candide.

    ****



    La cena era servita da Guillame. L’aveva portata nella stanza in cui riposavo su un vassoio che pareva d’argento. Lo guardai sbalordito notando le lavorazioni sui bordi e poi portai lo sguardo verso quell’uomo gentile (?) ma imprevedibile.

    <<come vi siete procurato un vassoio simile?>>

    Balbettai cercando di mantenere lo sguardo fisso nei suoi occhi burrascosi.

    <<e’ il più semplice della casa.>> disse <<siete sorpreso? Non credevate di essere stato con un nobile…>>

    Le mie guance si colorarono dalla vergogna. Ancora insisteva su quella faccenda ed io proprio non sapevo come reagire alle sue continue provocazioni.

    <<smettetela. Non è carino continuare ad insistere.>>

    <<io non sto insistendo su nulla. Mi pare che vi stiate facendo dei problemi più grandi di voi in quell’adorabile testolina che vi ritrovate.>>

    Mi aveva parlato mantenendo un tono calmo, come suo solito, ma quella sua voce mi fece rabbrividire. Mi morsi il labbro inferiore chiudendo gli occhi e allungando il braccio per prendere da bere ma il mio braccio non arrivò alla meta predefinita poiché l’uomo che sedeva accanto a me aveva alzato il vassoio verso l’alto, tenendolo in equilibrio sui polpastrelli come un bravissimo taverniere.

    <<non è che state scherzando?! Forse lavorate solo in un posto come questo!>>

    <<ma sentitelo!>> fece facendo finta di parlare con un pubblico immaginario <<ovviamente questa è la mia dimora. Vi trovate in un letto abbastanza pregiato di una stanza degli ospiti. Mi sto prendendo cura di voi dalla scorsa serata e non trovate altro da dirmi che mi ritenete un servo?>>

    Arrossii. Se fosse stato un semplice servo non mi avrebbe portato in una stanza simile… a meno che non l’avesse ordinato il suo padrone. Ma non essendosi ancora fatto vivo nessuno dovevo credere alle sue parole e considerarlo sul serio il mio benefattore.

    <<vi ringrazio.>>

    Dissi lasciando tornare il braccio nella posizione di origine, sulle lenzuola. Lui abbassò il vassoio posandolo sulle mie ginocchia e invitandomi con un gesto a servirmi.

    <<prego. Spero sia di vostro gradimento… altrimenti mi vedrò costretto a licenziare qualcuno!>>

    Fece con aria convinta mentre si spostava una ciocca ribelle dei suoi capelli dorati che era scesa davanti ad uno dei suoi bellissimi occhi burrascosi.

    <<per me licenziereste un vostro cuoco?!>> chiesi allibito strabuzzando gli occhi. Poi presi a sogghignare e dissi <<e con cosa avete intenzione di nutrirvi poi?>>

    Rispose col sorriso, armato di una tranquillità sconcertante mentre mi sfiorava una guancia vedendomi avvampare.

    <<di voi… senz’altro mi nutrirei di voi.>>

    Non dissi nulla, limitandomi a cenare e fissare di tanto in tanto la figura del giovane uomo che mi aveva ospitato.

    ****



    Era notte, e non avevo freddo. Qualcosa riscaldava il mio sonno finalmente privo di incubi. Mi trovavo in uno stato di dormiveglia quando sentii uno spostamento dentro le mie coperte. Aprii gli occhi trovandomi immerso nell’oscurità della stanza, stavo per parlare quando qualcosa si posò sulle mie labbra e sentii un suono vicino al mio orecchio, come un sibilo lontano ma vicino ‘Shh’. Qualunque cosa fosse mi stava invitando al silenzio. Il tocco delle sue dita era gelido ma il resto del suo corpo caldo e morbido.

    <<guillame, no…>>

    Di nuovo quel suono, e le mie labbra vennero catturate da un bacio profondo e penetrante, caldo e appassionato quanto freddo e distaccato. C’era qualcosa di surreale in quell’incontrarsi e scontrarsi delle nostre due lingue, qualcosa di sovrannaturale. Si affacciarono alla mia mente le immagini della notte precedente quando ero stato morso da qualcosa di interamente freddo e immondo come le mani dell’essere che mi stava toccando. Rabbrividii a quel pensiero e mi ricordai che le mani di Guillame non erano affatto così gelide.

    <<no… basta, smettetela! Chi diavolo siete?!>>

    Chiesi riprendendo fiato quando le mie labbra furono finalmente liberate. Un dito passò a tracciare linee immaginare sulla pelle del mio collo e la bocca di quell’essere sfiorò le mie labbra. Si mise a parlare in quella posizione, mentre il suo indice scendeva lungo la mia spalla e abbassava la camicia da notte.

    <<i brutti sogni possono dare fastidio. I mortali come voi ne soffrono la maggior parte delle volte.>> quella voce fredda e atona gelava il mio spirito e se ne impadroniva. Era come se mi stesse risucchiando <<yves… venite a farci compagnia.>>

    Disse con la stessa voce ipnotica. Si mise seduto sulle mie gambe e nel sollevarsi sfiorò il mio mento portandomi ad alzarmi e a trovarmi di fronte a lui. Due mani fredde sfiorarono la mia schiena sotto la camicia da notte, alzandomela fino a togliermela e lasciandomi nudo. Ero come in trans, non capivo bene cosa stesse succedendo e che avessi intorno… sapevo solo che le mie guance non si coloravano di rosso. Sentivo di dipendere da quelle due figure oscure che mi sfioravano e sussurravano.

    <<fortunatamente noi siamo qui con voi Lawrence… vi faremo passare i brutti sogni.>>

    Disse un’altra voce. Più infantile di quella che aveva parlato per prima, ma più dolce. Era la voce di Yves… o almeno così lo aveva chiamato l’essere che era seduto sulle mie gambe. Yves prese a sfiorarmi con piccoli tocchi gelidi la pelle della pancia scendendo verso il basso. Non un suono usciva dalle mie labbra mentre la mia testa si poggiava alla figura dietro di me, era come se stessero prosciugando anche la mia voce.

    <<dovete solo restare in silenzio e lasciarvi cullare dal vento.>>

    Cullare dal vento? Mi chiesi. Che intendevano dire? La stanza non era fredda, e del vento non c’era la minima traccia. L’unica cosa che mi facesse ricordare le sferzate fredde dell’ambiente esterno erano quelle due voci. Sensuali e gelide.
    Le loro mani si muovevano sul mio petto e sulla schiena, stringevano il mio membro eretto senza provocarmi nessun gemito o ansimo. Come se si nutrissero dei miei sentimenti e mi svuotassero.

    ****



    <<lawrence!!>>

    Era la voce di Guillame. Ritornai alla realtà come se fossi riemerso da una lunga nuotata sott’acqua, ansimando pesantemente e cercando di aspirare più aria possibile. La voce di Guillame era preoccupata, si trovava ai piedi del letto in cui riposavo (?) con in mano una candela accesa che emetteva una fioca luce nella stanza.

    <<come mai siete svestito?>>

    Domandò indicando la camicia da notte sul pavimento e notando la mia erezione. Solo allora ne sentii il leggero dolore. Scossi la testa arrossendo e cercando di coprirmi in fretta e furia con il primo lembo di lenzuolo che mi capitò sottomano.
    Ricordavo solo quelle voci e quei tocchi gelidi, nient’altro. Solo delle mani fredde che afferravano la pelle più sensibile del mio corpo per poi abbandonarmi di scatto non appena la porta si apriva cigolando.

    <<c’era qualcuno…>> riuscii a dire buttandomi sdraiato e maledicendo l’eccitazione che non voleva smettere di pulsare nelle mie vene <<… non so cosa sia successo, mi dispiace di avervi svegliato, non avrei voluto che mi vedeste così.>>

    Dopo la mia ammissione arrivarono le calde dita di Guillame a sfiorarmi la pelle gelida delle guance. Cercò di sorrider dolcemente ma gli risultò difficile e il suo sorriso prese una forma un po’ tirata. Era preoccupato.

    <<avete solo fatto un incubo.>>

    <<no!!>> mi ribellai <<non è così, c’era qualcuno qui!>>

    <<calmatevi.>> disse, sembrava che non avesse colto la nota di disperazione nella mia voce <<non è nulla… e se volete posso rimediare alla vostra condizione come questa mattina.>>

    <<no!>> mi affrettai a rispondere <<non ce n’è bisogno Guillame, non vi preoccupate per questo.>>

    Mi sarebbe passato, presto quell’inebriante sensazione si sarebbe placata, da sola… un poco alla volta. Intanto cercavo di focalizzare la mi attenzione lontano da quella stanza. Sembrava che l’aria attorno a me fosse diventata improvvisamente pesante, non riuscivo nemmeno a guardare Guillame senza provare un forte desiderio carnale.

    <<dimenticate quello che avete visto.>> disse in un sussurro lasciando scivolare via le sue dita affusolate dalla mia guancia. Poi fece una domanda che mi lasciò spiazzato <<credete nell’amore?>>

    <<eh?!>> non riuscivo a trovare il filo conduttore, in quell’istante il mio cuore aveva cominciato a battere forte per un’emozione strana che non avevo mai provato… sentivo che, almeno, c’era un senso a quella reazione che aveva colpito la mia intimità <<scusate?!>>

    Lo chiesi con tono curioso, come se mi sfuggisse qualcosa, e Gullame rise notando la mia espressione. Doveva essere davvero buffa a quanto pare. Chiusi gli occhi sentendomi ridicolo davanti a lui. Avevo il cuore che batteva sempre più forte per via dell’attesa e della tensione che poteva essere quasi tangibile nella stanza. Poi un leggero tocco mi riportò nel mondo reale facendomi aprire gli occhi per scontrarmi con due iridi burrascose ma comprensive. La sua mano mi accarezzava dolcemente i capelli mentre ripeteva la domanda.

    <<credete nell’amore Lawrence?>>

    <<si…>>

    Dissi in un sussurro. Le guance s’infuocavano mentre le palpitazioni del mio cuore arrivarono fino in gola stringendomi lo stomaco in una morsa micidiale.

    <<fate male.>> fu come se le palpitazioni si fermarono, in una frazione di secondo il mio stomaco si contorse come prima del pianto e le mie ciglia s’umidificarono. Il respiro era pesante e fu come se non riuscissi più a reggermi seduto, come se non fossi più li… <<il mondo è pienoni pezzi mancanti di prototipi andati a male… non puoi ricongiungere una creazione perfetta. Nessuno di questi pezzi combacia con “l’altra metà”come una mela.>>

    <<ma…>>

    Non era possibile. Cosa mai poteva essere quella sensazione di perdita che mi pervadeva l’animo? Era come se dentro di me si fosse rotto qualcosa…

    <<voi non dovete cercare la vostra metà, Lawrece…>> disse. In quel momento la sua mano smise di accarezzarmi i capelli per posarsi sul lenzuolo accanto a me << Nulla dura per sempre, non è meglio godersi attimo per attimo piuttosto che abbandonarsi nella ricerca impossibile ed infinita di un amore inesistente?>>

    No, affatto. Mi dissi con le lacrime che premevano sulle mie ciglia con tutta l’intenzione di rompere la diga che le tratteneva. Strinsi le lenzuola tra i pugni fin quasi a sbiancare le nocche, al che riuscii a parlare, non prima di aver chinato la testa e permesso alle lacrime di fare la loro caduta verso il tessuto bianco che ricopriva le mie gambe.

    <<ho sonno, potete… potete andare. Grazie del vostro… interessamento.>>

    La mia voce era rotta dal pianto, e anche se tentavo di non darlo a vedere si notava. Questo mi fu subito chiaro quando Guillame passò la sua mano lungo il mio braccio nudo, facendomi rabbrividire. Salì fino alla spalla e poi sul collo, nella parte segnata dalle due piccole cicatrici e proseguì lentamente verso la mia guancia sfiorandomi la pelle arrossata con il pollice, portando via anche la lacrima che stava per cadere dalle mie ciglia. Che strana sensazione che davano le sue carezze. Sospirai inconsciamente abbandonando la tensione precedente ad un prossimo mal di testa.

    <<e come faccio ad andarmene?!>> chiese al dunque <<vi ho fatto piangere Lawrence?! E’ forse colpa delle mie parole?>> lo sapeva bene, ma qualcosa lo stava spingendo comunque a porgermi quella domanda. Improvvisamente i miei occhi furono costretti a scontrarsi con le iridi burrascose che lo distinguevano, poiché la sua mano aveva fatto alzare il mio viso… delicatamente.. e fui perso per soli pochi istanti prima che le mie labbra venissero catturate dalle sue labbra ardenti in confronto alle mie. Dopo non molto si staccò da me, con malavoglia, mi parve di capire dalla sua smorfia… ma qualcosa gli era venuto in mente e doveva parlare, credo <<anche io non mi arrendo di fronte alla varietà del mondo, anche io… credo in quello che credete voi.>>

    Disse in un sussurro sfiorandomi le braccia. Ero impietrito perché avevo capito a cosa si stesse riferendo, ma purtroppo la mia espressione deve essere stata talmente intraducibile da spingerlo ad allontanarsi. Così cercò di alzarsi dal letto ma, insolente come sono, gettai le mie braccia al suo collo per portarlo nuovamente a sedere accanto a me. Mi guardò con uno strano sogghigno, come se fosse una domanda.

    <<dunque anche voi fate male!>> sorrisi il più dolcemente possibile prima di avvicinarmi alle sue labbra, non poco intimidito, per posarvi un casto bacio. Era il massimo che potevo fare quando ancora avevo numerosi ripensamenti su quel Dio –e le sue leggi- che Guillame mi stava facendo lentamente dimenticare. Il mio gesto fu apprezzato dall’omo che avevo accanto perché sentii le sue mani farsi largo tra le lenzuola –quel poco che erano rimaste sul mio corpo dopo che gli ero quasi saltato addosso- per vedere se ancora avevo bisogno ‘del suo aiuto’. Scossi la testa mentre portavo le mie mani verso le sue, cercando di liberarmi di quell’intrusione curiosa che stava avvenendo sotto le lenzuola <<no, Guillame>> si fermò improvvisamente frenando i suoi baci lungo il mio collo e fermandosi ad ascoltare il mio respiro accelerato <<no.>>

    Dissi per rimarcare la frase che avevo appena detto. Lo sentii sorridere prima che pronunciasse delle parole che ricordo vagamente accanto al mio orecchio. Sussurrando dolcemente… quasi sibilando come le voci che c’erano precedentemente nella stanza.
    Poi ricordo di essermi sdraiato sul letto mentre Guillame si metteva a cavalcioni su di me e cominciata a spogliarsi. Ben presto potei ammirare il suo corpo perfetto, quel corpo che sembrava quasi lavorato in porcellana per la sua bianchezza lattea. Al tatto era come si poteva immaginare, scolpito nei più piccoli dettagli ma dalla pelle vellutata come una pesca… e il sapore… oh, quel sapore!

    <<lawrence!>> fu come risvegliarsi da uno stato di trance, riemergere dal mare dopo una lunga nuotata sott’acqua… Guardai il suo volto mentre notavo i suoi occhi sgranati e allbiti. Che stavo facendo? Guardai le mai mani che stavano giocando col suo petto e i suoi capelli sparsi sul cuscino, le sue labbra schiuse e il suo sguardo che tornava normale, anzi, che diventava languido… come se dipendesse a me e da ogni mio gesto si abbandonò sul materasso, nella posizione in cui mi trovavo poco prima e…

    <<mordi…>>

    Emisi un piccolo urlo strozzato facendo tornare Guillame alla realtà, ma in quel momento ero troppo preoccupato per la mia testa per notarlo. Avevo le mani premute sulle mie orecchi per impedirmi di sentire nuovamente qualche voce… che avevo fatto?!
    Poi qualcosa mi prese con forza i polsi sbattendomi con la schiena sul letto ma con la testa dalla parte dei piedi.

    <<ehi! Lawrence!!>>

    Sgranai gli occhi notando l’espressione agitata sul volto di Guillame.

    <<mordi!>>

    Inarcai la schiena tra gli spasmi sfiorando il corpo di Guillame sopra di me prima di venire gemendo senza pudore come una puttana.

    <<lawrence…>>

    ****



    To Be Continued...
     
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  5. Axia89
     
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    ooooohhhhhh è bella!!!!!
    ç______________ç
    mi fa piangere ma è bella!!!! continuala presto ti preeeegooo....
     
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  6. _-Liris-_
     
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    Grakkie ^//^
    Ah, la voce che dice 'mordi' non è di Guillame se non si è capito... ma è una voce nella testa di lawrence. Indovinate di chi è... V__V (è semplice idiota >__< ndla voce)
     
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  7. ~ pandora ~
     
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    ahi... che bella...**
     
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  8. °Narciss_Camui°
     
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    bellissima *_*
    mi prende troppo questa storia *_*
    posta posta*_*
     
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  9. _-Liris-_
     
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    Grazie ^//^
    penso di postare domani ^^
     
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  10. _-Liris-_
     
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    Uh... mi ero dimenticata di presentarvi alcuni personaggi V_V
    Posto immy ^^
    P.S.
    Il continuo della storia è in lavorazione ^^ Sto scrivendo...


    Nel primo capitolo c'è un flash-back in un sogno di Lawrence...
    i protagonisti dell'analessi sono:

    image

    Dorian =quello con i capelli scuri;
    Lionel= quello con i capelli chiari.

    Nel secondo capitolo delle strane creature compaiono nel letto del povero Lawrence...
    ecco qua chi sono:

    image

    Xavier = quello coi capelli bianchi;
    Yves= quello con i capelli carota XD (ha il nome del mio piggy del gdr *-*).
     
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  11. _-Liris-_
     
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    Lo sentii pronunciare il mio nome poco prima di cadere in un sonno profondo che durò fino al tramonto. Lui era li quando i miei occhi si aprirono. Era vestito di tutto punto questa volta, e nulla lo confondeva con un servo nella mia testa. Ormai aveva preso il posto del nobile benefattore che mi aveva salvato dalla strada qualche giorno prima, e a quel pensiero non potei far altro che sorridere felice che mi avesse trovato una persona del genere. Sarei potuto tranquillamente essere dannato da Dio, ma con me ci sarebbe stato Guillame nell’inferno no?! Bruciare in eterno accanto a lui… colui che aveva fatto battere il mio cuore, che lo aveva ucciso per qualche istante e subito dopo riportato in vita… cosa potevo chiedere di più? Potevo davvero definire ‘inferno’ ciò che ci avrebbe atteso secondo le leggi divine?

    “Mordi”

    Mi venne in mente la voce della sera precedente e scossi la testa decidendo di accantonare quel pensiero, per sempre. Vedevo il suo profilo glorioso e perfetto a poca distanza da me, mi piaceva scrutarlo sapendo di non essere osservato, e così tenevo le ciglia semichiuse mentre contemplavo la sua magnifica figura. Il pugno chiuso che sorreggeva il suo mento si spostò, la sua mano si aprì e con l’indice sfiorò il mio naso facendomi sussultare. La mia copertura era stata distrutta… non avrei potuto continuare ad ammirare il suo bel profilo.

    <<non fingete di dormire Lawrence.>> disse seriamente prendendomi per una mano e portandomi seduto sul letto <<se volete guardarmi trovo che sia meglio farlo ad occhi aperti piuttosto che semichiusi… non trovate anche voi che così si veda di più?>>

    Credo che arrossii mentre annuivo in risposta. Non so perché, ma in quel momento non avevo voglia di negare e tirare la corda… volevo giocare a carte scoperte, perché come aveva detto lui, nulla dura per sempre, ed è meglio godersi attimo per attimo la propria vita.

    <<mi…>> poi presi un bel respiro e parlai tutto di seguito con imbarazzo crescente dentro di me <<… mi dispiace per ieri sera. Io non volevo fare nulla di sconveniente o di avventato. Perdonatemi. Soprattutto per avervi sporcato le lenzuola.>> mentre le guance andavano a fuoco chiusi nuovamente gli occhi, istintivamente. Ma questa volta non stavo sbirciando la sua espressione. Mi ero appena ricordato di quello che avevo combinato e non avevo il coraggio di specchiarmi in quelle sue iridi burrascose e glaciali. Avevo paura che mi fulminassero da un momento all’altro. Avevo tanta voglia di nascondermi, e se non fossi risultato ridicolo lo avrei fatto volentieri, nascondendo il volto sotto le lenzuola. Una risata mi giunse alle orecchie facendomi sobbalzare e aprire piano piano un occhio alla volta. Guillame stava ridendo della mia espressione? Decisi di chiederglielo, ma lui si affrettò a dire che non era solo per quello <<allora cos’ho fatto?>>

    Chiesi quasi esasperato trovandomi in imbarazzo più totale, credendo che gli venisse da ridere al ricordo della sera precedente.

    <<non dovevate scusarvi…>> disse poco prima che riuscì a calmarsi e a terminare di ridere. Io lo guardai interrogativo chiedendogli ‘come?!’ con una faccia ingenua credo, poiché non potè trattenersi dal sorridere e pizzicarmi una guancia <<mi farebbe molto piacere avere tutte le lenzuola del palazzo nelle stesse condizioni se siete voi a sporcarle per colpa mia.>> sussurrò con fare malizioso sfiorandomi una mano. Io la ritrassi bruscamente voltando offeso lo sguardo da un’altra parte. Rise divertito mentre lo sentivo salire sul letto <<non vi sarete offeso spero…>>

    Disse prendendomi il mento tra due dita e voltando la mia testa verso di lui. Ci trovavamo nella stessa posizione della sera precedente e lui aveva tutta l‘intenzione di continuare ciò che aveva lasciato in sospeso con me.

    <<siete pazzo forse?!>> dissi non appena le sue labbra furono sul mio collo. Lo scansai infastidito, nessuno doveva toccare il mio collo, nemmeno Guillame! Lui mi guardò con fare interrogativo, e io cominciai a tirare la corda <<se non erro vi avevo detto che non ho voglia di perdermi in simili situazioni con un uomo, o no?!>> senza attendere risposta lo guardai negli occhi impenetrabili e continuai il mio piccolo monologo <<certo che ve l’ho detto! Ma a quanto pare voi non volete sentire le mie parole giusto?! E…>> e venni interrotto dalle sue labbra e la sua lingua che si muoveva prepotentemente nella mia bocca, con una sensualità unica in grado di mandarti al delirio. Le sua masi sulla mia palle, che spostavano il tessuto della camicia da notte (qualcuno doveva avermi rivestito) con tocchi sinuosi. Dio, la sua bocca bruciava… come il mio sangue, che scorreva carico d’eccitazione nelle mie vene e veniva pompato a velocità sempre più elevate dal cuore facendomi mancare il respiro <<mnh…>> avevo gli occhi chiusi, mi ero lasciato trascinare dal suo spirito e dalla carne, e la sua voce mi giungeva quasi ovattata <<qualsiasi cosa Guillame, qualsiasi cosa…>>

    Dissi in un sussurro che lui percepì.

    <<siete mio.>> lo sentii ansimare prima di aprire gli occhi e chiuderli con forza subito dopo. Faceva male, un male tremendo… ed io non riuscivo a capire come mi potesse far così male il corpo di Guillame che sembrava star così bene. Non mi stava guardando in volto, aveva la testa reclinata all’indietro e si muoveva a forza dentro di me. Si accorse che doveva finirla solo quando non riuscii più a trattenere i gemiti di dolore, quando decidi di abbandonare la stretta dei miei denti sul labbro inferiore per emettere un gemito acuto che lo richiamasse all’attenzione. Mi mancava il fiato e non riuscivo a parlare. Sentivo solo le lacrime che rigavano le mie guance e mentre mi davo dell’idiota da solo venni liberato da un peso. Il dolore si attenuò un poco quando Guillame uscì dal mio corpo. Mi fissava ansante cercando di prender fiato per dire qualcosa… ma non riuscivo a tenere gli occhi aperti, bruciavano troppo con le lacrime e così mi girai su un fianco singhiozzando nell’attesa che quel dolore passasse <<law… Lawrence>> disse piano allungando una mano verso di me. Lo sentii trasalire una volta che sfiorò il mio fianco. Si era accorto del mio pianto? Del mio dolore? <<scusatemi!>> aveva la voce tremante mentre mi abbracciava, aveva paura? Che stava succedendo? Era come se non sentissi più nulla tanto era il dolore…. Una cosa positiva credo <<ve lo giuro, non volevo! Non volevo!!>>

    <<cosa…>>

    Riuscii a sussurrare prima di addormentarmi.

    ****



    Un dolore fortissimo mi colpì internamente nella parte che era stata violata. Non avrei voluto gemere di dolore… ma inconsciamente lo feci e così attirai l’attenzione del mio sorvegliante. Si voltò verso di me, era in veste da notte anche lui, Guillame. Non volevo rabbrividire quando mi si era avvicinato, e nemmeno scacciare la sua mano premurosa con uno schiaffo… eppure l’avevo fatto.
    Doveva avermi lacerato qualcosa. Aveva chiamato un medico? Mi chiesi. Sarei morto sicuramente se fosse venuto un medico… eppure come mai stavo meglio?! E’ questo che si prova ad andare contro Dio? E’ questo che si prova a fare l’amore tra due individui dello stesso sesso? Mi chiesi. Stavo guarendo, e forse era un segno che Dio mi perdonava… Mi voltai di nuovo a guardare Guillame, aveva gli occhi rossi, a quanto pare aveva pianto.

    <<perché avete gli occhi rossi? Avete forse pianto?>>

    Chiesi nella maniera più gentile che potessi. Fu un po’ riluttante nel rispondere, ma quando si rese conto del mio strano e goffo modo di chiedere scusa per un’azione avventata sorrise dolcemente prima di rispondere.

    <<io vi devo delle scuse. Lawrence… vi ho fatto del male e per questo chiedo umilmente perdono.>> strabuzzai gli occhi, che importanza aveva se Dio non mi avrebbe concesso un’altra opportunità! A me non importava. Sorrisi sentendolo pronunciare quelle parole scelte con cura, era così in pena per la mia sorte… <<non voglio che vi accada nulla di male, non ho saputo controllarmi e me ne vergogno molto…>>

    Non so perché ma gli proibii di continuare posando un dito sulle sue labbra.

    <<vi do l’opportunità di rimediare se lo desiderate.>> dissi. Che importanza aveva se dopo la mia morte sarei stato destinato all’inferno o al paradiso! Io dovevo stare con la persona che mi faceva provare… amore <<se mi volete ancora siete libero di prendermi,>> lo vidi spalancare gli occhi e sorrisi compiaciuto << non ora, aspettate che guarisca e poi sarò nuovamente vostro se lo vorrete.>>

    Gli sussurrai avvicinando la mia bocca al suo orecchio e sfiorando con la mia lingua il suo lobo. Rabbrividì e mi fissò voglioso non appena mi scostai da lui.

    <<se è così…>> lo guardai con sguardo curioso mentre mi faceva lentamente stendere sul letto <<… attendendo la vostra guarigione potrei tentare di farmi perdonare in un’altra maniera.>>

    <<ossia?>>

    Chiesi. La risposta non tardò molto, ma questa vola prima di agire la sua voce morbida giunse alle mie orecchie per farmi impazzire solo al pensiero...

    <<ho intenzioni molto brutte mio caro Lawrence…>> soffiò nel mio orecchio <<… voglio assaggiarvi.>>

    Disse facendomi infiammare. Deglutii a vuoto mentre le vedevo spostare le lenzuola dal mio corpo e passare le sue mani dalle dita affusolate sulla pelle scostando il tessuto fine della camicia da notte con cui ero vestito. Ed ecco che l’aria tornava a mancarmi, che dovevo aprire la bocca per respirare, ma nel contempo emettevo degli strani suoni che facevano aumentare le mosse di Guillame. Le sue mani presero a sfiorare il mi interno coscia mentre le mie gambe piegate e divaricate tremavano per qualche strana ragione. Prese a baciami la pelle delicata dell’inguine, a mordicchiarmi e succhiarmi i testicoli prima si far correre la sua lingua per la mia erezione. Cominiai ad ansimare pesantemente e come riflesso incondizionato spostai il bacino verso la fonte del mio piacere. In quel momento mi arrivò una fitta dalla parte precedentemente offesa e gemetti cercando di chiudere le gambe. La sua lingua, che fino a poco prima stava leccando la mia eccitazione mi abbandonò. Guillame aveva la mani poggiate sulle mie ginocchia e si tirò su per guardarmi in volto con aria truce.

    <<se vi fate male non potete accettarle come scuse!>> disse <<parlate invece di muovervi o vi farete del male!>>

    Il suo ammonimento non ammetteva repliche… io feci un leggero cenno positivo con la testa e fu così che riprese quella bellissima tortura. Sentii il calore della sua bocca avvolgermi completamente, la sua lingua girare attorno alla mia eccitazione mentre succhiava con avidità. Ansimavo e gemevo, i miei occhi erano spalancati e da essi uscivano delle lacrime. Non faceva male, tutt’altro… mi dissi che Dio doveva aver sbagliato, che il dolore che avevo provato era stato solo un errore!

    <<di più!>> urlai prendendo Guillame per i capelli e spingendolo più profondamente sulla mia erezione, sentendo i suoi denti sfiorare la mia base tremai un istante chiudendo gli occhi. Fu come se venissi svuotato, venni ancora grazie a lui, ma questa volta nella sua bocca. Mi sbrigai a lasciare la sua testa, preso dall’imbarazzo e dalla stanchezza. Lui si voltò di lato portandosi una mano alla bocca. Mi sentii in colpa quando lo vidi fare uno strano movimento col busto e lottare contro i conati di vomito… << Scusatemi.>> riuscii a dire imbarazzato e ansante mentre le mie guance si arrossavano per la vergogna. Non avrei dovuto comportarmi a quel modo. Fare un’azione simile… come mi era venuto in mente! Lo vidi prendere un respiro profondo e voltarsi con un sorriso verso di me.

    <<non scusatevi Lawrence.>> disse <<e poi, non sono forse stato io a chiedervi di farvi assaggiare?>> con mio stupore stava sorridendo e parlava tranquillamente come se nulla fosse accaduto, o meglio, come se ne fosse appagato. Tutto ciò m’imbarazzò ancora di più e gli domandai come fosse possibile una tale felicità se per poco non l’avrei visto rimettere <<mi avete colto di sorpresa.>> disse sempre con il sorriso di prima <<temo che dirvi cosa sia accaduto per l’esattezza potrebbe imbarazzarvi troppo.>> ma gia così m’imbarazzava. Il pensiero che avrebbe potuto dire qualcosa di troppo dettagliato su quello che era accaduto mi faceva arrossire gia di per se.

    <<potrò uscire di qui?>> domandai. Non avrei voluto passare la mia esistenza in un letto per i piaceri di Guillame come una qualsiasi puttana. Mi sentii rispondere che non voleva farmi uscire. Strabuzzai gli occhi conto dalla sorpresa <<come mai?>> quella risposta mi aveva spiazzato e gia la mia mente cominciava a vagare sulle possibili risposte.

    <<ho paura di perdervi. Ho paura che vi catturino.>> disse serio. Nel frattempo io mi ricoprii con le coperte. Tanto era lo stupore e la preoccupazione che me ne ero dimenticato! Paura che mi catturassero… che assurdità. Chi mai doveva catturarmi? Poi ripensai inconsciamente al morso di quell’individuo dal volto cereo. Ripensai alle mani fredde che mi toccavano e mi spogliavano… non capendo.

    <<guilleme…>> dissi quasi sotto shock <<… voi sapete cosa sta succedendo?>> lo sapeva. Mi stava tenendo prigioniero in una stanza del suo palazzo perché sapeva cosa stava accadendo! Non facevo altro che ripetermelo in preda allo sconforto e all’angoscia <<cosa sta succedendo?>> chiesi alzando maggiormente la voce come a voler rimarcare quelle parole. Guillame stette in silenzio. Ovviamente stava scegliendo le parole adatte per farmi comprendere qualcosa… tremai nell’attesa poiché quello, sapevo, sarebbe stato il mio ultimo attimo di pace e incoscienza.

    <<Qualcosa vi vuole.>> non disse altro e la sua espressione rimase fredda poiché sapeva bene che era caduto in un argomento che avrebbe preferito non toccare. L’espressione severa del volto e lo sguardo glaciale erano tremendi. Fino a poco prima lo avevo visto sorridere compiaciuto e dolcemente, con lo sguardo che speravo rivolgesse solo a me… eppure adesso si era arrabbiato. Mi sentivo come un uccellino in gabbia, chiuso e perduto tra delle mura che non avrei mai potuto scavalcare. Chiuso in una gabbia di’orata che rappresentava la mia prigione.

    <<Qualcosa cosa Guillame? Dovete dirmelo!>>fece arrabbiato quanto più potevo. Il suore mi schizzava nel petto. Qualcosa mi cercava e mi voleva. Il motivo era a me ignoto e probabilmente Guillame sapeva tutto. Non era stato un caso! Non mi aveva salvato per caso… Improvvisamente i miei occhi cominciarono a bagnarsi di lacrime, e inconsciamente rinunciai a porre domande. Continuai a piangere da solo nella stanza illuminata da una sola candela. Guillame se ne era andato lasciandomi li nella stanza chiusa a chiave.

    ****



    << Mh.>> mugolai rigirandomi nel letto cercado di evitare i raggi del sole nascente. Aprii gli occhi a fatica quando era gia metà mattinata. Con mio stupore trovai la porta della mia stanza aperta. Vedevo il lungo corridoio in mattoni con i candelabri appesi alle mura. Erano spenti perché la luce del Sole filtrava tra le stanze e illuminava anche i corridoi e le scale. Mi alzai a sede a fatica e guardandomi attorno notai degli abiti sulla sedia rivestita di velluto, quella sulla quale Guillame era solito sedersi.
    Non lo trovai nella stanza quella mattina. Mi alzai notando che alla destra del letto si trovava l’occorrente per la toletta, compreso un pettine, dell’acqua e una tinozza. Sorrise felice dimentico della sera precedente e compiendo movimenti lenti mi avvicinai per lavarmi alla brocca con l’acqua e alla tinozza vuota.
    Poco dopo ero pronto per vestirmi. Abbandonai la vestaglia sul letto e mi avvicinai agli abiti sulla sedia. Erano stranamente delle mie misure. Non erano del padrone di casa ma di qualcun altro. Poi però notai che non erano mai stati indossati e l’aria mi mancò notando una lettera sigillata con cera rossa. Raffigurava lo stemma del casato di Guillame. L’aprii leggendo ciò che conteneva con tanta cura e sorrisi. ‘Per voi.’ Due parole cariche di significato per me. Aveva fatto confezionare quei vestiti solo per me. Su misura di un nessuno che era piombato nella sua vita come se nulla fosse <<e’ tutto così assurdo.>> mi sentii dire e poi una voce calma e pacata mi destò da ogni pensiero. Non era Guillame.

    << Il Marchese vi attende per la colazione.>> disse una donna di mezz’età. Io rimasi sorpreso di vederla li e sorrisi dolcemente facendo un mezzo inchino. Le venne da ridere. Infondo lei era solo una serva… per questo si trattenne alle mie parole.

    << Ditegli pure che ci metterò poco a scendere.>> mi tirai su dall’inchino notando che ancora non mi ero vestito e imbarazzato arrossii. La donna scosse la testa per non ridere del mio atteggiamento inadatto. Avrei dovuto trattarla male a parer suo…

    << Non dovete preoccuparvi Padron Lawrence.>> disse con un sorriso cordiale <<sono venuta appositamente sotto ordine del Marchese per vestirvi.>> disse tranquillamente avvicinandosi a me. Arrossii vedendomi inutile mentre lei eseguiva i gesti meccanici e facendomi indossare l’abito che Guillame aveva comprato per me. Padron Lawrence… mi veniva da ridere. Io non ero un nobile. Ma non dissi nulla per rispetto di quella signora così gentile e disponibile. Una volta che ebbe finito di sistemare ogni dettaglio dell’abito mi fece portare uno specchio da altre due donne. Queste erano straniere, lo si capiva dalla pelle scura, caratteristica dell’Africa. Mi disse che il Marchese aveva indovinato il colore che più mi avrebbe donato. Era particolare e la stoffa per crearlo, il sarto, l’aveva pagata molto. Il colore era grigio-blu. Mi stava bene, è vero, ma come potevo accettare un simile dono. Glielo dissi alla donna e lei sorrise <<il Marchese diche che dovete accettarlo e basta. E’ vostro.>> la guardai perplesso. Come faceva a sapere cosa avrebbe detto Guillame alla mia domanda. Lei capì tutto senza farmi parlare e mi precedette << Il Marchese mi aveva detto che avreste reagito così una volta indossati.>>

    << Bene.>> mi dissi irritato. Ecco che ricominciava un monologo col mio cervello silenzioso, che altro non faceva che confondermi con domande alle quali non avrei mai risposto <<il Marchese sa quale colore mi dona, il Marchese mi regala degli abiti della misura adatta, il Marchese sa quello che vorrei dire prima che le mie labbra si muovano per pronunciare qualche parola. Il Marchese è Dio!>> mi dissi amaro. Detestavo non poter esporre le mie idee. Detestavo che qualcuno prevedesse le mie mosse. Questo lo sapeva Guillame forse?

    << Oh Padron Lawrence non mettete il broncio. Non vi si addice. Il vostro volto non può essere rovinato da un’espressione talmente infantile! Il Marchese mi aveva avvisato che probabilmente avreste reagito malamente alla sua previsione.>> poi si ricordò che quello non avrebbe dovuto dirlo e cominciò a scusarsi pregandomi di dimenticare le sue parole. Non voleva che Guillame se la prendesse con lei. E nemmeno io volevo a dirla tutta. Così le sorrisi dolcemente dicendo ‘Cosa?’ e lei mi sorrise come risposta facendo un piccolo inchino ed uscendo insieme alle altre senza fare rumore, lasciandomi nella stanza per sistemare gli ultimi dettagli. Tempo che impiegai per riposarmi. Dovevo fare le scale no? E a me faceva ancora male dove Guillame era entrato. Imbarazzato con me stesso arrossii. Le donne avevano lasciato lo specchio nella stanza e lo notai alzando lo sguardo. Vidi la mia figura ridere reclinando la testa all’indietro. Spaventato ansimai per poi strizzare gli occhi e riaprirli. Il riflesso era perfetto. E non capii cosa fosse accaduto.
    Sapevo solo che avrei mangiato di gusto tutte le pietanze che avrebbero servito per la colazione.
    Sorrisi alzandomi dal letto e dirigendomi verso il corridoio…

    ****



    Lawrence aveva da poco finito di percorrere la distanza che lo separava dal piano inferiore. La scala, suo unico ostacolo, l’aveva distrutto. Ora si trovava a camminare a piccoli passetti sperando che la sua ferita non si fosse riaperta. Poco dopo trovò la sala da pranzo, nella quale, a capo di una lunga imbandita tavola di legno massello, sedeva il padrone di casa in tutta la sua sfarzosità.
    Lawrence arrossì sedendosi nel capo opposto come credeva di dover fare, e non aveva sbagliato visto che li erano state lasciate le posate con le quale si sarebbe dovuto servire <<perdonatemi Guillame.>> fece abbassando lo sguardo <<non ho molta fame.>> fece in modo tale che lo potesse udire.

    <<bevete qualcosa almeno.>> fece di tutta risposta facendo un cenno con la mano. Fuori dalla stanza nella quale stavo così bene… era diverso. Completamente diverso. Non era più così magico averlo accanto. Sospirai bevendo un po’ di vino dalla coppa che avevo davanti. Gia… fuori da quelle mura era un nobile sfarzoso e superbo come altri. Mi pulii la bocca con un tovagliolo che stava accanto a me e mi decisi a parlare guardandolo nel modo più freddo che potevo.

    << Non dovete preoccuparvi di farmi regali o di offrirmi la colazione. Ho intenzione di andarmene quanto prima.>> feci cercando di mandare via il groppo che si era formato nella mia gola. Non riuscivo a dire altro per la delusione scottante che mi aveva causato il suo comportamento. Io, povero illuso, mi ero scottato dopo aver provato a conoscere l’amore. Un amore impuro e proibito da Dio. Gli uomini, dopo aver avuto il loro piacere si sottraggono a ciò che gli vien donato… ciò che per loro è superfluo. L’amore, il mio amore. Era superfluo…
    Mi alzai dalla sedia <<vorrei i miei abiti.>> dissi piano scrutando nel suo sguardo burrascoso. Lo vedevo, stava per esplodere e tutto sarebbe finito con il dolore assoluto nel mio petto. Un dolore mai provato per la rinuncia di un amore che avevo sviluppato e il tradimento di un animo che credevo mi potesse amare.

    <<non vi ho dato il permesso di alzarvi.>> tuonò infatti non appena gli diedi le spalle. Non potevo immaginare una simile reazione. Sbattè le mani sul tavolo e l’unico servo che era rimasto la se ne andò di colpo come se avesse ricevuto un ordine al quale non poteva sottrarsi. Lo ammetto, tremai udendo una così grande rabbia esplodere in un unico momento.

    <<io non sono una vostra proprietà. Non ho intenzione di rimanere!>> fece quasi gridando <<chi siete per impedirmi di muovermi da tavola!>> lo vidi avanzare rabbiosamente verso di me ed istintivamente feci qualche passo indietro prima che mi prendesse per un braccio buttandomi contro la tavola e facendomi mancare di poco il coltello con il volto. Sgranai gli occhi sentendo una sua mano andare a stringere il mio collo e tremai. Di rabbia e terrore. Le lacrime presero a scendere automaticamente dai miei occhi e gemetti piano dal dolore. Non potevo fare nulla con quell’uomo che era anche il mio carceriere. Nulla…

    <<voi farete ciò che desidero senza contraddirmi.>> fece in un sibilo nel mio orecchio. Non si era accorto delle mie lacrime, o forse, semplicemente non voleva accorgersene. Improvvisamente mi sentii sollevare e trascinare su per le scale. Allora cominciai ad urlare con tutto il fiato che avevo in corpo.

    << Lasciatemi!!>> gridavo << Mettetemi giù! Voglio andarmene!>> e ancora gridavo esasperato dando pugni sulla sua schiena <<smettetela!! Lasciatemi!!>> e le lacrime rigavano le mie guance gia bagnate. Scendevano copiose. Un uccello in gabbia. Dovevo sottostare ai suoi voleri per rimanere in vita… eppure… il dolore più grande era nel mio cuore. Come se il collo o la mia apertura non dolessero. Era li che sentivo straziarmi. Perché? Perché lo amavo…

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    To Be Continued...
     
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  12. Axia89
     
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    ç_____________________ç
    continuaaaaa
     
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  13. _-Liris-_
     
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    Sto scrivendo il seguito... >_< me si sente male a scrivere parti tristi come questa ç______ç
     
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  14. Milletrecento
     
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    Molto molto bellissima *____* Finalmente l' ho letta tutta, e devo dire ch eè coinvolgente finora
     
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  15. _-Liris-_
     
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    Ma grazie ^//^
     
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16 replies since 24/3/2007, 14:44   1274 views
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