Posts written by Kasra;

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    Lo staff del Near Loveless Forum è lieto di annunciarvi
    che l’11 Agosto il forum compirà 2 anni!
    Per festeggiare l’evento, abbiamo deciso di creare un contest up speciale per l’occasione,
    che vedrà vincitore il miglior forum!!

    Vi aspettano solo ricchi premi!!!




    Il vincitore otterrà:



    Banner da gemellaggio esposto per 6 mesi in homepage.

    Spam reso importante per 6 mesi.

    E se è un nostro affiliato, potrà passare al gemellaggio.

    50 up di vantaggio al prossimo contest che faremo.

    Oltre a questo, sarà possibile ottenere 2 mesi in più di visibilità
    se accetterete la sfida del puzzle bianco di Near! *.*

    Si partirà l’11 Agosto ore 13 ed avrà termine il 24 Agosto ore 20.00

    Avete tempo fino al 10 Agosto per iscrivervi!!!



    Clicca sul banner, per saperne di più!!!



    Edited by †Susy_River~ - 17/7/2011, 12:29
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    Ah, bene bene ... fan di FF?
    Io non lo ero fino al 4 Maggio (data storica, ho visto AC! *-*)
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    Vero? *-*
    Dalla prima volta che l'ho visto mi sono innamorata persa!! *w*
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    Leggendario poema epico, tanto amato da Genesis (Final Fantasy VII Crisis Core).

    ING=originale in Inglese
    TRAD=traduzione letterale
    ITA=pezzi solo in italiano

    PROLOGUE


    ING: When the war of the beasts brings about the world end, the goddess descends from the sky. Wings of light and darkness spread afair. She guides us to bliss, her gift everlasting
    (TRAD: Quando la guerra delle bestie porterà la fine del mondo, la dea scenderà dal cielo. Ali di luce e di oscurità si dispiegheranno. Ella ci guiderà verso la felicità, il suo dono eterno)

    ACT I


    ING: Infinite in mistery is the gift of the goddess. We seek it thus and take to the sky. Ripples form on the water surface. The wandering woul knows no rest
    (TRAD: L’infinito del mistero è il dono della dea. Perciò lo cerchiamo e andiamo verso il cielo. La superficie dell’acqua si increspa. L’anima vagante non conosce requie)

    ITA: Il mistero infinito. Il dono della dea è ciò che i tre uomini cercano, ma i loro cammini sono stati separati dalla guerra.
    Uno è diventato eroe, uno vaga per il mondo e l’ultimo è stato fatto prigioniero.
    Ma i tre sono ancora legati dal giuramento solenne di cercare insieme la risposta, ancora una volta.

    ACT II


    ITA: Il prigioniero fuggì, anche se gravemente ferito.
    Ma la sua vita fu salvata da una donna della nazione nemica.
    Egli cominciò con lei una vita di reclusione che sembrava promettere beatitudine eterna.
    Ma con la felicità crebbe il senso di colpa per non aver tenuto fede al giuramento fatto dagli amici.

    ING: There is no hate, only joy. For you are beloved by the goddess. Heores of the dawn, healers of worlds
    (TRAD: Non c’è odio, solo gioia. Perché la dea ti ama. Eroe dell’alba, Guaritore dei mondi)

    ING: Dreams of the morrow hath the shattered soul. Pride is lost, wings strippes away, the end is nigh
    (TRAD: L’anima spezzata aveva sogni del domani. L’orgoglio è perduto, le ali strappate, la fine è vicina)

    ACT III


    ITA: Mentre la guerra trascina il mondo verso la distruzione, il prigioniero si separa dal suo nuovo amore e parte per un nuovo viaggio
    È guidato dalla speranza che il dono avrebbe portato e dal giuramento fatto dai suoi amici.
    Anche se i due amanti non si sono scambiati nessun giuramento, nei loro cuori sanno che si rivedranno

    ING: My friend, do you fli away now? To a world that abhors you and I? What do you awaits is a somber morrow. No matter where the winds may blow
    (TRAD: Amico mio, voli via adesso? Verso un mondo che ha paura di me e te? Tutto quello che ti aspetta è un triste domani. Non importa dove possono soffiare i venti)

    ING: My friend, your desire is the bringer of life, the gift of the goddess
    (TRAD: Amico mio, il tuo desiderio è il portatore della vita, il dono della dea)

    ACT IV


    ING: My friend, fates are cruel. There are no dreams, no honor remains. The arrow has left the bow of the goddess
    (TRAD: Amico mio, le parche sono crudeli. Non ci sono sogni, non c’è più onore. La freccia ha lasciato l’arco della dea)

    ING: My soul corrupted by vengeance hath endured torment to find the end of the journey in my own salvation, and your eternal slumber
    (TRAD: La mia anima, corrotta dalla vendetta, ha sopportato il tormento per trovare la fine del viaggio nella mia salvezza e nel tuo sonno eterno)

    ING: Legend shall speak of sacrifice at the world's end. The wind sails overe the water surface. Quietly, but surely
    (TRAD:La leggenda racconterà di sacrificio alla fine del mondo. Il vento viaggia sulla superficie dell’acqua, In silenzio, ma inarrestabile)

    ACT V


    ING: Even if the morrow is barren of promises, nothing shall forestall my return. To become the dew that querces the land. To spare over the sies, the skies. I offer thee this silent sacrifice
    (TRAD: Anche se il domani è arido di promesse, nulla impedirà il mio ritorno. Per diventare la rugiada che estigue la terra. Per risparmiare i mari, i cieli. Ti offro questo silenzioso sacrificio)

    Fonte: Wikipedia
    La ragazza della fonte dice che l'ha imparato a memoria in inglese. L'ho fatto anch'io, proprio ieri! XD
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    Last_Order-_Final_Fantasy_VII


    OAV in stile anime, prequel del videogame:
    CITAZIONE
    Last Order narra gli eventi antecedenti alla trama di Final Fantasy VII e si basa su due flashback. Il primo ruota attorno agli eventi di Nibelheim cinque anni prima Final Fantasy VII e si concentra su Zack, Cloud Strife, Tifa Lockhart e Sephiroth. L'altro vede invece Zack e Cloud fuggire dalla ShinRa. I due flashback sono collegati fra loro attraverso i pensieri di Tseng, comandante dei Turks.

    E davvero, bello, l'ho visto due volte!
    Parte 1
    Parte 2
    Parte 3

    Buona visione!!
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    final-fantasy-vii-advent-children-logo

    Dovevo metterlo, è il mio film preferito, dannazione!

    Trama rubata da Wikipedia:
    CITAZIONE
    La storia è ambientata due anni dopo le vicende del gioco e molte cose sono cambiate: ora Cloud gestisce un bar e un'agenzia di consegne (la Strife Delivery Service) insieme a Tifa Lockhart ma non riesce a perdonarsi di non essere riuscito a salvare Aerith. La sua vita a Edge (così viene chiamata la città di sopravvissuti creata attorno a Midgar) trascorre relativamente tranquilla finché Cloud, insieme a molti altri, non si ammala di Geostigma (una reazione violenta del sistema immunitario alle cellule di Jenova).

    Compare a questo punto uno strano trio, i Silver Haired Men, capeggiato da un violento di nome Kadaj che bracca Cloud e i restanti membri della Shinra per ottenere la testa della Madre (Jenova). Mentre la Shinra tenta di negare di possederla, questi attaccano violentemente ciò che resta di Midgar seminando il panico e rendendo propri succubi i bambini affetti da geostigma. Cloud, combattuto se intervenire da solo fino ad immolarsi per la causa o chiedere aiuto ai suoi vecchi amici dovrà decidere del proprio destino e di quello del pianeta.

    Durante lo svolgimento del film vi saranno quindi due punti cardine: la ricerca di una cura per il Geostigma e la ricerca della testa di Jenova da parte di Kadaj, per poter resuscitare Sephiroth in una nuova Reunion.

    A mio dire è un film davvero eccezionale! La grafica è stupefacente, gli effetti, i dettagli ... non ho davvero parole per descriverlo!! Io vi assicuro che non sapevo assolutamente nulla di Final Fantasy prima. Un'amica mi ha consigliato di vederlo, perché c'era Cloud ( :wub: ), e sapevo che fisionomia avesse per cui ho detto: "Perché no?".
    Cento volte grazie. Mille volte grazie.
    L'ho adorato: anche se non hai mai giocato a Final Fantasy si riescono a capire moltissime cose!
    E poi ovviamente mi sono andata ad informare su tutta la Collection di Final Fantasy VII: gioco, spin off, romanzi e così via.
    Ho adorato Crisis Core (prequel dove il protagonista è Zack *-*) eccetera eccetera.
    Andrei avanti a parlarne per ore, ma non posso, perciò vi dico che hanno fatto due versioni: la seconda contene 20 minuti in più di film ed è quella che possono "capire" tutti, per via dei dettagli e dei Flashback.

    Per vedere la versione Complete (2h06 min) vedete qui:
    Final Fantasy Advent Children Complete
    Oppure lo scaricate a parti:

    Parte 1
    Parte 2
    Parte 3
    Parte 4
    Parte 5
    Parte 6
    Parte 7
    Parte 8

    Sottotitoli

    Buona visione!!

    Copertina DVD Complete
    final-fantasy-vii-advent-children-20090414104845714-000
    Copertina CD SoundTrack
    final_fantasy_advent_children11
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    Ahaahahah grazie infiniteeeee *-*
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    Hola!! Nuova (più o meno) ficcina con L e Light ^^

    FINALMENTE HA CONFESSATO !!



    L Lawliet si avvicinò al colpevole di tutti gli omicidi avvenuti in Giappone e nel resto del mondo con una pistola calibro 87 stretta in mano.


    «So che sei tu il colpevole! Confessa, se non vuoi che ti riempia di piombo!!!»



    Il presunto colpevole era un giovane dai capelli castano chiaro, occhi del medesimo colore e molto avvenente. In quel momento aveva stampata in faccia un'espressione spaventata, anche se le labbra erano curvate in un sorriso sghembo.


    «Andiamo, Ryuuzaki!». Tentò di sviare il discorso. «Come puoi pensare che il colpevole sia io! Ti par possibile che una persona come me possa aver compiuto atti tanto malvagi e inconsulti?»


    Ma il più grande detective del mondo non si sarebbe mai più lasciato abbindolare dalle scuse scontate di Light Yagami, certo che no! Avrebbe chiuso il caso una volta per tutte!


    «Light, non mi fido più di te! Per poco ci rimettevo la pelle!!»


    Ryuuzaki avanzò verso il suo avversario, che, spaventato, indietreggiò fino al muro che aveva alle spalle. Appena si rese conto di trovarsi in un vicolo cieco, alzò le mani al cielo ed assunse un'espressione seria, quasi implorante.


    «Ryuuzaki! Non sono io Kira, quante volte te lo devo ripetere! Tu sei il mio migliore amico!»


    «Col cavolo che lo sei! Tra amici non ci si ammazza a vicenda!!!»



    Detto ciò, caricò la pistola e la puntò verso il giovane Yagami.


    «Allora, Light? Non confessi?»


    «N-no! Non mi costituirò mai!!!»


    «Ah, sì?»


    «Hmhm...!!»


    Light cominciò a sudare freddo e puntò lo sguardo sulla canna del revolver.


    «Ne sei sicuro? Guarda che sparo, eh? Sto per premere il grilletto...»


    Il ragazzo, in preda al più completo panico, senza nemmeno accorgersene, iniziò a ripetere le frasi del suo avversario, squittendo come un folle.


    «Sta per premere il grilletto...»


    «Ci sono quasi...»


    «C'è quasi...»


    «Arriva...»


    «Eccolo...»



    Ryuuzaki cominciò, molto lentamente, ad abbassare il dito sul grilletto della pistola.


    «Conto fino a tre! Uno... due... t...»


    Light, disperato, alla fine confessò.


    «Okay, va bene! Lo ammetto! Io sono Kira!!! Contento?»


    Ryuuzaki scosse la testa e sorrise.


    «No, amico. Non ne sono affatto felice. Addio, Light Yagami!!! MUAHAHAHAH!!!»


    E sparò.


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    No comment, scleratina di 10 minuti ^^
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    Ok, questa non la posso nemmeno definire una fic! E' stata la prima che ho scritto ed era un belle sclerata!!
    Si svolge nel periodo durante il quale L e Light sono ammanettati.
    Buona "lettura"! XD


    L'ARMA SEGRETA



    Era un giovedì e quella sera c'era poco lavoro. Raito e Ryuuzaki avevano tirato comunque tardi, presi dalle loro congetture sul caso Kira.

    Tornati alla loro stanza, Raito prese a fissare Ryuuzaki; era dà un po' che ci pensava, ma Ryuuzaki gli sembrava sempre più intrigante e anche molto attraente... era un pensiero molto strano per un tipo perfetto e preciso come Raito, ma non poteva farne a meno: Ryuuzaki, nei suoi modi bizzarri, nel suo abbigliamento particolare, nella sua intelligenza aveva sempre attratto Raito, che ultimamente restava spesso a fissarlo... Ad un certo punto percepì un violento strattone: era Ryuuzaki che aveva tirato per qualche ragione la catena delle manette dalla sua poltrona.

    Raito si riprese subito: era così abituato alle manette che non se ne rendeva nemmeno conto.

    << Perché continui a fissarmi, Raito-kun? >>, chiese Ryuuzaki con la sua solita voce atona.

    Raito abbassò lo sguardo, arrossendo lievemente. Ma che diamine gli succedeva? Da giorni ormai non faceva altro che fissare il moro, non riusciva nemmeno a concentrarsi sul caso Kira, che gli sembrava ormai archiviato. Poi una parte del suo brillante cervello gli ricordò che Ryuuzaki gli aveva fatto una domanda.

    Arrossì di nuovo, più intensamente e rispose col tono più calmo che riuscì a simulare.
    << Non è nulla... >>.

    Ryuuzaki non insistette, ma lo scrutò con attenzione da sotto la sua chioma scompigliata, leccando un gelato alla fragola.

    Raito, sperando di non essere visto, continuava a guardare il compagno, osservando con attenzione ogni suo gesto, non voleva dimenticarsene: come sbatteva le ciglia, come faceva spostamenti impercettibili sulla sedia cambiando leggermente la sua bizzarra posizione, come leccava il gelato con la sua lingua morbida e delicata, che poi passava velocemente sulle labbra, per non lasciarsi sfuggire nemmeno un frammento del gelato. Improvvisamente lo investì il desiderio di sentire il suo odore e il suo sapore... era un desiderio forte, non poteva resistere, ma doveva: che avrebbe pensato Ryuuzaki ?
    Un secondo dopo capì che non gli importava. Chissà perché se n'era preoccupato. Voleva scoprirlo, e voleva farlo subito. Lentamente si alzò dal divano e lo chiamò: -Ryuuzaki?- .

    Quello si girò. Raito lo fissò negli occhi cercando di comunicargli qualcosa con lo sguardo, cercando di fargli capire ciò che pensava.

    Il moro ricambiò l'occhiata, curioso. Raito si avvicinò ancora, finò a trovarsi di fronte all'altro. Si inginocchiò davanti alla poltrona e avvicinò il suo viso a quello del detective. Ryuuzaki arrossì. Raito non seppe resistere a quell'atto di timidezza: voleva baciarlo, il desiderio gli stordiva la testa.

    Ma prima che potesse avvicinarsi ulteriormente, Ryuuzaki fece qualcosa di inaspettato: con velocità impressionante, tirò fuori qualcosa che sembrava una bomboletta e la spruzzò dritto negli occhi di Raito, che urlò.

    Quando Raito si fu calmato, Ryuuzaki lo scrutò con aria di superiorità e cambiò tono di voce: assomigliava al presentatore di un programma televisivo.
    << Mai dimenticare lo Spray Antiaggressione al Peperoncino! >>.
  10. .
    Konnichiwa a tutte le fan della MelloxNear ^^
    Questa fanfic mi è venuta in mente un bel po' di tempo fa ma non sapevo come scriverla e alla fine mi è uscita così. Spero che vi piaccia!!!
    SPOILER (click to view)
    Commentini graditi ^-^


    24th AUGUST AGAIN



    24 Agosto. Di nuovo.
    Nate River non sopportava quella data.
    Certo, era un giorno che per chiunque altro sarebbe stato importante.
    D'altronde, chi non è contento il giorno del proprio compleanno?

    Nate River no.

    Non perché volesse distinguersi dagli altri, ma perché per lui era solo un giorno come un altro. Se fosse stato un giorno speciale sarebbe successo qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe spezzato la monotonia quotidiana.

    Invece no.

    Fin da piccolo, Nate River non era stato abituato a cose del genere.
    Lì, all'orfanotrofio della Wammy's House, nella piovosa Winchester, i bambini venivano cresciuti in modo attento dagli educatori, che evitavano di farli distrarre con futili discorsi.
    Tuttavia, tanta rigidità non veniva mai seguita diligentemente, specialmente dai ragazzi più grandi.
    Dai sette-otto anni in su era frequente trovare orfani meno attenti alle regole che si radunavano in sala comune non solo per studiare, ma anche per divertirsi.
    Col tempo, poi, i ragazzini venivano a conoscenza dei propri compleanni, specialmente grazie a Mello, che spesso si intrufolava nell'ufficio del rettore e leggeva gli archivi degli alunni.
    Anche Near era venuto a sapere del proprio, ma, come tutti gli altri, lo ignorava, ritenendolo un'inutile perdita di tempo che lo distraeva dallo studio.
    Non gli importava nemmeno che gli facessero gli auguri o un pensierino, e preferiva starsene per conto suo con i suoi giochi.

    Quel giorno però non sarebbe stato come gli altri.
    Ma questo l'albino non poteva saperlo.

    Near si comportò come di consueto: sveglia, colazione, lezioni, pranzo, pomeriggio... era la noiosa routine da seguire.

    Fu una mattinata particolarmente difficile. Le lezioni trattavano argomenti molto complessi e persino Near dovette stare più attento del solito, prendendo appunti all'impazzata.
    La campanella fu una benedizione.

    Mentre entrava nella mensa, venne accolto come al solito dalle grida di scherno di Mello e i suoi.

    << Guardate chi ha appena fatto il suo ingresso trionfale!! Monsieur Near, il principe delle nevi!!! >>.

    Risate. L'albino li ignorò come sempre.

    Al pomeriggio aveva in programma di ripetere un po' a lezione di quella mattina e più tardi, magari, svagarsi con i suoi giocattoli.
    Terminato di mangiare, si diresse ai dormitori.

    Era appena giunto sul pianerottolo della sua stanza, quando una mano gli coprì gli occhi, impedendogli di inspirare dal naso.
    Con delicatezza venne spinto verso il muro.
    Sentì qualcuno avvicinarsi, ma non tentò di liberarsi, non la percepì come una presenza ostile. Tuttavia era un po' agitato.
    Mentre inspirava con la bocca, gli arrivò, assieme all'aria, una zaffata calda e delicata.

    “Oh, no! No! NO!”

    L'albino aveva capito benissimo cosa stava per succedere, ma prima che potesse anche solo aprir bocca per protestare, delle labbra morbide si posarono sulle sue.
    Senza aspettare una qualche risposta, quelle continuarono a muoversi con decisione sulla bocca dell'altro, il cui cervello si era completamente annullato.

    Poi Near sentì qualcosa di umido sfiorargli la lingua e sobbalzò.

    Come in risposta a quel suo gesto, una mano liscia e vellutata gli accarezzò il volto, e l'albino si rilassò, lasciandosi andare.

    Fu un bacio lungo, intenso, pieno di passione.
    Il tempo e lo spazio erano annullati.

    Quando quelle labbra morbide e sconosciute si separarono dalle proprie, Near ricominciò a ragionare con più lucidità, ma preferì tenere gli occhi chiusi.
    Pochi secondi dopo sentì dei passi che si allontanavano, e allora batté le palpebre e si concentrò su ciò che gli era rimasto di quell'attimo infinito.

    Un sapore dolce.

    Il sapore del cioccolato.

    THE END

  11. .
    Ficcina sulla neve!! (guarda che lo hanno capito! nd:cosci -.-nd:Susy)
    L'idea mi è venuta in mente once upon a time quando ha nevicato.
    Ricordo che passeggiavo in piazza con il mio blocco in mano (che tra l'altro si è infradiciato XD).
    Buona lettura !!


    SNOWING




    “Splendida la neve, non trovi?
    Così soffice, candida, intoccata.”


    Cade a fiocchi grossi, imbiancando il cupo paesaggio invernale di Winchester.



    Nel giardino della Wammy's House stava seduto un ragazzino di circa tredici anni, completamente vestito di nero.
    I capelli color del grano gli accarezzavano delicati il viso arrossato dal freddo, mentre gli occhi celesti fissavano incantati il panorama innevato.
    Sospirò, e il respiro gli uscì in una nuvoletta. Si strinse nella maglia scura, sfregando le mani contro le maniche, nel tentativo di scaldarsele. I piedi nudi si contrassero nella neve, ma il ragazzo non si mosse. Continuò a fissare i fiocchi sopra la sua testa.

    Poi sorrise.

    Il suo sorriso era smagliante, caldo come il sole che incendia le nuvole, come il fuoco che scioglie il ghiaccio, luminoso come la neve candida.
    Rise in un eco di campane. Un suono dolce, rassicurante.

    Il ragazzo si chiamava Mello.

    Mello adorava guardare la neve, e voleva anche viverla, non gli bastava osservarla dalle ampie finestre dell'orfanotrofio.
    Di norma, non si poteva uscire col cattivo tempo, ma Mello e le regole vivevano su due pianeti diversi.
    Per lui era un'occasione per riflettere. Riflettere su sé stesso, sui genitori che non lo avevano voluto, sui suoi amici, sul suo rivale...
    A quel pensiero la sua espressione si indurì, digrignò i denti e strinse i pugni.
    Il suo peggior nemico. Il numero uno alla Wammy's House, istituto che istruiva successori del mitico L.

    Near.

    Come faceva quel nanetto irritane ad eccellere in tutto, qualunque fosse la materia?
    Così... infantile. Freddo. Calcolatore.

    Esattamente il suo opposto.

    Mello detestava ogni cosa di lui: i suoi capelli canuti, i suoi occhi neri ed impassibili, il suo modo di fare, il suo essere sempre e comunque migliore di lui...
    Era sbagliato. Lui, Mello, doveva essere il primo, e non l'eterno secondo, come accadeva da anni.

    Near.

    No, non riusciva proprio a tollerarlo.

    “E' inutile che continua a rimuginare, tanto non serve a nulla”.

    Il ragazzo tornò a concentrarsi sulla neve. Candida e intoccata. Fredda e distaccata. Ma allo stesso tempo così affascinante...
    Il respiro gli si mozzò in gola.

    “Near...”

    Si sentiva confuso. Mancanza di cioccolata, senza dubbio.
    Qualche attimo dopo il biondo scosse la testa e si diresse verso l'istituto.




    Appena entrato si scontrò con un ragazzo poco più alto di lui, dai capelli rossi.

    << Mello, amico, dov'eri? >>.

    << Lascia stare, Matt >>.


    Quello lo guardò di sottecchi, ma lasciò correre.

    << Che ne dici se andiamo in sala comune con gli altri? E' da troppo che la situazione è calma, agitiamola un po' >>.

    Mello ghignò.

    << Ottima idea >>.



    Raggiunto il terzo piano notarono una piccola figurina davanti alla finestra.
    Il ragazzino stringeva a sé un peluche bianco e si arricciava una ciocca di capelli con un dito chiaro e sottile.
    Mello lo contemplò per qualche attimo, strizzando gli occhi.
    Poi, quando lui e Matt fecero per andarsene, una voce bassa e apatica li fermò.

    << Mello. Matt >>.


    Il rosso ammiccò.

    << Near >>.


    Il biondo lo ignorò e tirò dritto, ma venne fermato ancora. Alzò mentalmente gli occhi al cielo.

    << Ah, Mello? >>.

    << Che vuoi? >>.

    << Posso parlarti di una cosa, in privato? >>.


    “Di … una … cosa?”

    << Ok. Tu vai, Matt. Dì agli altri che arrivo tra poco >>.

    Near si diresse lentamente verso l'aula più vicina e si fermò al centro della stanza, il capo chino, una ciocca di capelli candidi ancora stretta tra le dita.
    Mello sbuffò.

    << Allora, che vuoi? >>.

    << Che ci facevi là fuori? >>.


    La domanda prese Mello in contropiede.

    << Eh? >>.

    << Prima. Te ne stavi seduto sotto la quercia >>.

    << Che ti importa? >>.

    << E' contro le regole >>.


    Il biondo sentì montare la rabbia e l'adrenalina entrare in circolo.

    << Sai quanto me ne importa >>.

    << Avrai problemi con Roger. Ti caccerà via >>.


    Mello sbuffò.

    << Rinunci al tuo posto, dunque? >>.


    Ecco, ora sì che era infuriato.

    << Rinuncio al mio posto, dici?! >>.

    Il biondo si avvicinò pericolosamente all'altro e lo afferrò per il bavero.

    << Sarai tu a dover rinunciare!! Non mi piegherò ad una nanetto irritante!! Lo sappiamo entrambi che io sono il migliore... >>.

    << No >>.

    Mello si immoblilizzò.

    << No? >>.

    << No. La tua impulsività sarà la tua rovina >>.

    “La mia... mmh … ora ti faccio vedere io chi è il migliore...”


    Istintivamente, Mello posò un bacio violento sulle labbra di Near, che ansimò e cercò con tutte le sue forze di spingerlo via, ma senza riuscirci: il biondo era troppo forte.
    Mello l'aveva fatto solamente per umiliarlo, ma nel preciso istante del contatto, la sua rabbia era svanita, sostituita da ben altre sensazioni...
    Poter assaporare e godere del sapore di quelle labbra morbide ed intoccate come la neve lo stava mandando su di giri. Non si era nemmeno accorto che l'altro stava cercando di spingerlo via. Era sconvolto da quelle sensazioni che lo stavano soggiogando e affondò in quei soffici capelli bianchi, attirandolo a sé e stringendolo forte.
    Quando Mello chiese accesso alla sua bocca, però, Near lo morse. Il biondo si ritirò di scatto.

    << MA CHE COSA FAI?! >>.

    Near non rispose. Non lo stava neanche guardando in faccia. Aveva le guance arrossate ed il respiro accelerato.

    << Guardami >>, gli ordinò Mello. Quello non si mosse.
    << GUARDAMI! >>.

    Il biondo allora lo afferrò, tenendogli le mani sulle spalle e inchiodandolo con i suoi occhi celesti, in quel momento lampeggianti. Nonostante ciò, Near continuò a tacere, per poi rivolgergli un'altra domanda.

    << Perché l'hai fatto? >>.

    Mello ghignò. << Non è ovvio? >>.

    Ora sul volto di Near non c'era più la maschera di indifferenza, ma un'espressione confusa ed imbarazzata.

    << Ah ah, ma non mi dire>>, rise beffardo l'altro << l'erede di L, che non si sa dare una risposta? >>.

    Near avvampò, Mello ghignò.

    << Non dirmi che... non ti è piaciuto... >>.

    Il biondo si avvicinò all'albino, che indietreggiò, fino a scontrarsi contro la cattedra. Mello ghignò di nuovo, poi gli cinse la vita sottile con le braccia.

    << Non mi puoi scappare >>.

    Il compagno tacque.

    << Avanti, rispondi >>.

    Near rispose in un sussurro: << No... >>.

    La rabbia si impossessò di nuovo di Mello, che infuriato, reagì esattamente come poco prima. Le loro labbra si unirono per la seconda volta, ma Near non oppose resistenza e si lasciò stringere dal suo rivale che, accortosi della concessione, infilò una mano sotto la camicia dell'albino, sul suo petto.
    Il battito accelerato di Near fu per Mello una scarica elettrica e, preso da un'eccitazione incontrollabile e sconosciuta, lo sollevò, sorprendendosi di quanto fosse leggero e facendolo stendere sulla cattedra.

    Gli tolse velocemente la camicia, per poi restare a petto nudo a sua volta. Le sue labbra scesero sul collo e poi sul petto. Near ansimava.
    L'altro allora si sdraiò addosso all'albino e, senza fare troppi complimenti, infilò una mano nei suoi boxer, stringendo piano.

    Near, sorpreso, ansimò più forte. Il biondo lo fissò con gli occhi languidi, per poi chiudergli nuovamente la bocca con la propria.

    Piacere. Solo piacere. Non provavano nient'altro. In preda all'entusiasmo, i ragazzi finirono di spogliarsi senza quasi rendersene conto.
    Prima di passare alla fase successiva, però, Mello si fermò per guardare nuovamente Near negli occhi, e quello che vide lo sconvolse: non c'era altro che desiderio.

    Allora l'albino allacciò le proprie gambe al busto del biondo e affondò le mani nei suoi capelli morbidi. Quindi Mello spinse, insinuandosi lentamente dentro di lui.
    Near gemette, ma prima che Mello potesse urlare più forte, gli sigillò la bocca, intrattenedo la sua lingua in una danza senza fine.

    Fuori nevicava più forte. C'era una vera e propria rovina. I fiocchi candidi vorticavano nel vento violento, abbattendosi silenziosamente contro l'edificio.

    Mello: impulsivo, irruento, orgoglioso.
    Non riusciva a credere a ciò che stava facendo e ancor meno alle sensazioni che provava. Sapeva che non gli importava niente, voleva solo che quel momento durasse in eterno.

    Near: freddo, distaccato, razionale.
    Per la prima volta agiva senza seguire il cervello e non sapeva perché. L'unica cosa che gli era chiara era che Mello non si comportava così per vendetta, e la cosa lo sconvolgeva. Non era assolutamente possibile che provasse qualcosa per lui...


    << Allora? Vi stanno aspettando tutti a ce- … >>.


    Matt si bloccò di colpo. La scena che gli si era parata davanti era sconvolgente, incredibile.
    Near sussultò. Mello ringhiò.

    << Matt. Che DIAVOLO ci fai qui?! >>.


    Il rosso indicò col pollice la porta alle sue spalle.

    << A cena... >>, ma si interruppe appena vide lo sguardo infuriato dell'amico.

    << Credo sia meglio che me ne vada... >>.

    Il biondo annuì bruscamente e seguì con lo sguardo Matt finché non fu uscito.
    Poi riportò l'attenzione sull'albino, che lo guardava serio, anche se il viso era un po' più colorito del solito.

    << E' meglio che vada >>, disse nel suo solito tono apatico.

    Il cuore di Mello accelerò in modo anormale.

    << No. Ti prego >>.

    Near lo scrutò attentamente. << Ormai l'idillio è finito >>.

    Il biondo non si mosse.

    << Spostati, per favore >>.

    Il ragazzo esitò un attimo, poi si scostò per lasciarlo passare. L'albino si rivestì in fretta. Poi, senza degnarlo di uno sguardo uscì.
    Mello era pietrificato. Non sapeva cosa pensare.

    Il vento, sempre più forte, spalancò la finestra e si abbatté addosso al ragazzo, che rabbrividì.
    Dopo qualche istante si riscosse, afferrò la maglia e uscì dall'aula.




    << Mello, ma cosa hai fatto?! >>
    .

    Matt era davvero sconvolto. Il biondo sbuffò.

    << Calmati, Matt. L'ho fatto solo per umiliarlo >>.

    Quello rifletté per qualche secondo, poi puntò i suoi occhi verdi in quelli dell'amico.

    << Non c'era nessuno, non ha senso >>.

    << Senti, Matt, non lo so. All'inizio era davvero così. Volevo vedere se fosse in grado di provare qualcosa >>.


    Matt sorrise. << Dovresti esserci riuscito, allora >>.

    Mello ghignò. << Grazie, Matt. Sei davvero un amico >>.

    Il rosso ammiccò. << Forza, ora! Andiamo a cena, che sto morendo di fame! >>.





    Dopo cena i due ragazzi si salutarono e Mello si sedette sul proprio letto, appoggiando la schiena contro la parete accanto alla finestra, stringendosi le gambe al petto.

    Nevicava ancora. Mentre scrutava il giardino scorse una figura sotto la vecchia quercia.
    Incuriosito, facendo attenzione ad essere quanto più silenzioso possibile, uscì in punta di piedi dall'istituto e si diresse verso l'albero secolare.
    Riconosciuta la figura ai piedi della quercia esitò, ma solo per un istante.

    << Ciao, Near>>.

    L'albino sobbalzò. Il biondo notò che aveva le guance arrossate. Troppo colorate per essere solo effetto del freddo.

    << Mello! >>.


    Il ragazzo si sedette accanto al piccolo.

    << Cosa ci fai qui? >>.

    << Rifletto >>.

    << Mmh... >>.

    << Su quello che è successo oggi >>.


    Il biondo gli cinse le spalle con un braccio e gli baciò la fronte. Near tremò.

    << Sssh... non preoccuparti. Dimentichiamoci tutto >>.


    L'albino lo guardò.

    << Ma... >>.

    Mello gli posò un dito sulle labbra.

    << Basta. Non voglio sentire altro >>.

    Near lo scrutò.

    << Sei molto più maturo di quanto pensassi, Mello. Ho sbagliato a giudicarti, ma... >>.

    Mello restituì l'occhiata, curioso. Near deglutì, respirò profondamente, poi continuò.

    << Ma io credo di provare qualcosa per te >>.

    Il biondo sgranò gli occhi.

    << Cosa?! >>.

    L'albino abbassò lo sguardo.

    << Quel.. quel bacio... e poi... beh… non mi ero mai sentito così... >>.

    Arrossì e tacque. Mello lo fissò ancora per qualche secondo, poi parlò.

    << Near. Guardami >>.

    Il ragazzino non si mosse. Allora il biondo gli posò un dito sotto il mento, sollevandogli la testa per poterlo guardare in quegli occhi scuri come la notte.

    << Anch'io ho sentito quello che hai sentito tu >>.

    << Ma allora... >>.

    << No. Non deve più accadere. Il nostro destino è essere rivali >>.


    Near fece per ribattere, ma sapeva che non lo avrebbe convinto.

    << Mi starai vicino almeno un po'? >>.

    Mello sgranò gli occhi. Non si aspettava una richiesta del genere. Lo sguardo di Near parlava chiaro: voleva un sì come risposta.

    La neve cadeva a fiocchi più piccoli. Il vento si era placato.

    Infine rispose.

    << Sì. Certo che sì >>.

    L'albino sorrise e Mello gli posò un leggero bacio sulle labbra.

    << Grazie >>.

    << Di niente >>.


    Il biondo strinse teneramente l'altro, che gli si accoccolò addosso, posando un orecchi sul petto del ciocco-dipendente, ascoltando il suo cuore e godendo del suo dolce profumo.





    “Splendida la neve, non trovi?
    Così soffice, candida, intoccata.”




    THE END

  12. .
    Questa fic l'ho scritta in un momento in cui ero molto triste: il mio migliore amico era partito per il Bronx e non sapevo se l'avrei rivisto ...
    Susy



    THE LAST GOODBYE




    E' una cosa incredibile come due parole possano ucciderti.
    Come due parole possano farti capire che, nonostante tutto, lui c'è.
    Che il suo amore è ancora integro, e durerà.
    Per sempre.

    Perché non basta la sua morte, per far terminare la tua vita.
    Non basta affatto.

    Il pensiero, la certezza, che con lui anche tu sei morto.

    Solo due parole. Due dannate parole, ti restano impresse nella memoria.
    Perché è successo? Perché?

    Si dice sempre, in tono melodrammatico, che il mondo è crudele.
    No. Tu non sai niente del mondo.
    Assolutamente nulla.

    Si dice che la vita è crudele. Non l'hai mai sperimentato, vero?
    Solo perché qualcosa non è andato come volevi, vero?

    No... ti accorgi che il mondo è crudele, che la tua vita è finita quando perdi il tuo mondo, quando perdi tutto ciò che ti incoraggiava ad andare avanti, quando perdi l'amore più vero.
    E sai che l'unica cosa che ti resta è il ricordo di lui, della sua voce, del suo sguardo e delle sue labbra che sfiorano le tue, per un istante.

    Ma i ricordi svaniranno.

    Stai male. Molto male.
    Devi essere forte. Ma non puoi farcela.
    Come puoi esserlo?

    NO!

    Sarebbe come restare indifferenti anche a lui. A lui.
    L'unica persona, l'unica cosa che non ti era indifferente...

    Non puoi permetterlo.

    Ma il dolore è troppo. Non puoi farne a meno.
    Perché? Perché non farla finita? Perché non farlo tacere?

    Solo un fantasma. Per gli altri lo sei sempre stato.
    La tua vita era già finita una volta, diciotto anni fa...

    Poi sei rinato. Chissà come, ma sei rinato.
    Grazie a lui.

    Mello. Mihael Keehl.

    Il mondo non ti era più indifferente, perché il tuo mondo era lui.

    Ora non c'è più. Sei solo un guscio vuoto, senz'anima.
    La tua anima se l'è portata con sé.

    BASTA!!!


    Non ne puoi più. Non intendi tollerare quella brutta copia di vita un secondo di più.

    Ti alzi. Sei furente.
    La rabbia... non hai mai provato questa sensazione. Ti dà forza.

    Distruggi tutto ciò che ti possa ricordare alla gente.
    I castelli di carte cedono, le fondamenta distrutte. I palazzi di dadi crollano, la loro base è frantumata.

    L'unica cosa che rimane integra è un puzzle. Ma non è completamente bianco. E non è nemmeno quel tributo al detective più bravo al mondo. No.
    Ha sì una lettera nera, ma non la L.

    Una M.


    L'unica cosa che la gente deve ricordarsi è il vostro amore. Rimarrà sugellato per l'eternità.

    Non ti guardi indietro. Non vuoi farlo.








    E' il tramonto.

    Raggiungi quel luogo distrutto ed arso dalle fiamme. Una Chiesa.
    La sua Chiesa.


    Una piccola parte della tua mente registra uno stridio e poi il rumore dei ciottoli dispersi sul sentiero.
    L'auto se ne è tornata alla sede. Bene.

    Ti guardi in giro. Sei solo. Con gli occhi percorri la sagoma dell'edificio devastato. Poi entri.
    Il pavimento è inesistente Solo erba secca e terriccio.

    Avanzi nell'oscurità, fino a raggiungere una pietra bianca.
    Una spaccatura nella parete concede ad un raggio di luce solitario di attraversare l'oscurità per illuminare l'incisione sulla lapide.

    MIHAEL
    KEEHL
    13-12-1989
    26-1-2010




    Fai un sorriso amaro. Ventuno anni. Solo ventuno anni.


    Una lacrima ti solca il viso. Non la fermi. Non ti importa. Quella goccia d'acqua salata cade ai piedi della tomba.
    Dio non esiste. Non ha fatto un favore a nessuno portandolo via da te.

    Lui non voleva andarsene. Voleva salvarti.

    “Grazie, Mello. Mi hai salvato. Mi hai gettato un'ancora di salvataggio in quest'esistenza priva di significato”.

    Posi due rose su quel freddo e candido marmo. Una è bianca.
    Pura. Intoccata.

    L'altra è nera. Non credevi che esistessero ne esistessero di quel colore.

    Come ultimo pegno ti sfili il suo rosario e lo poggi accanto ai fiori.

    “Ti ricordi quando me lo lasciasti?”

    Fu proprio la notte prima della sua morte. Sapevi che sarebbe successo. Lo sapevi.

    E non l'hai fermato.
    Perché?

    Ti perdi in quel ricordo. Altre lacrime ti solcano il viso. Non avevi mai pianto tanto.
    Anzi, non avevi mai pianto in tutta la tua vita.


    *.*.*.*.*.*.*.*.*



    << Near ... >> ti sussurrò, con quella sua voce che sapeva essere molto dolce, ma che in quel momento era distorta dalla preoccupazione.

    Eravate abbracciati in quel letto candido. Ti ti girasti verso di lui, che ti guardò negli occhi. Nelle sue iridi chiarissime, vedesti ciò che di lì a poche ore sarebbe accaduto. Tuttavia mantenesti la voce calma e pacata.

    Il biondo prese fiato e poi parlò.

    << Me ne devo andare >>.

    Tu lo fissasti. Te lo aspettavi, ma lo shock e il terrore di perderlo si erano impossessati di te e non riuscisti ad avere una reazione di un qualunque tipo.

    << Questa sarà l'ultima notte che passeremo insieme >>.

    Il fiato ti si mozzò in gola e spalancasti gli occhi che, muti, gli urlarono una domanda.

    "Perché?”


    I suoi occhi lampeggiarono nei tuoi.

    << Ti amo. Non posso permettere che ti accada qualcosa. Non ce la farei >>.


    Sapevi che aveva già preso una decisione, che qualsiasi cosa gli avresti detto, non si sarebbe spostato di un centimetro dalla sua decisione.
    Tuttavia non riuscisti a trattenerti dall'implorarlo.

    << Non lasciarmi >>.

    << Devo >>.


    Una fitta al cuore.

    << Ti prego. Fallo per me >>.


    Scosse la testa. La lama affondò.

    << Ormai è deciso >>.

    Nei suoi occhi non c'era più nulla. Solo la morte.
    Poi ti baciò. Un bacio disperato, ma pieno di passione. Tu ti ci aggrappasti con tutto te stesso, mentre i vostri corpi si univano per l'ultima volta.

    La mattina dopo di lui non c'era più traccia. Le lenzuola erano state tirate. Ti alzasti a sedere, appoggiandoti ai cuscini. In quel momento ti accorgesti di qualcosa che penzolava sul tuo petto nudo.

    Il suo rosario.

    "Mello..."


    *.*.*.*.*.*.*.*.*




    Un'altra ondata di dolore ti attraversò e un brivido ti percorse la schiena.

    Poi distogliesti lo sguardo dalla lapide e ti guardasti in giro. Il terreno era arido, e dal pavimento frantumato sbucavano dei ciuffi d'erba secca.
    Ne strappasti un buon numero e li ammucchiasti vicino a te. Poi ti sedetti di fronte alla tomba e sorridesti.

    “Fra poco tutto questo svanirà...”

    Sfilasti un accendino da una tasca e lo accendesti. Rimanesti qualche secondo a fissare la fiammella, poi lo lasciasti cadere per terra.

    Tutto si tinse di una luce rossastra. Qualche attimo dopo la vita prese a scorrerti davanti agli occhi.
    In quel momento lo vedesti chiaramente, in ogni particolare.

    Un sorriso ti spuntò sulle labbra.

    Infine, un'immagine ti affiorò nella mente. Non era un ricordo, perlopiù, un illusione.

    Mihael era in piedi davanti a te, sul volto un espressione accigliata.

    << Perché l'hai fatto? >>.

    << La vita non mi interessa senza di te >>.


    Un sorriso amaro gli nacque sulle labbra.

    << Non era così che doveva finire >>.

    << Volevi restare a guardarmi soffrire per il resto della vita? >>.

    << No, ma ... >>.

    << Shh, Mello, shh... tra poco saremo di di nuovo insieme >>.


    L'illusione di Mello si inginocchiò di fianco a te. I suoi occhi ti scrutavano, seri. Poi parlò di nuovo, nella voce, una nota di sofferenza.

    << Non è indolore ... >>.

    << Dammi la mano >>.


    Lui alzò un sopracciglio.

    << Non puoi toccarmi. Non ancora >>.

    << Non importa >>.


    Il biondo te la porse e tu la afferrasti e la stringesti forte.
    Sembrava davvero lì. Riuscivi a sentirla. A sentire il suo calore.
    Troppo caldo.

    << A tra poco >>.

    << Ti amo >>.






    THE END



    SPOILER (click to view)
    Le due dannate parole sono MIHAEL KEEHL, quello che ha scritto Takada sul foglio di Quaderno.
  13. .
    Ok, prima di tutto: io, una MxN fan a scrivere una MxM? Si è fumata una canna al the verde *bisbigli*
    No! Il punto è che l'ho fatto per la mia migliore amica .... e per di più con Mello UKE Ò.Ò *si picchia da sola*
    Vabbè, ditemi che ne pensate, ci terrei davvero tanto perché nonostante non mi piaccia il pairing mi sono impegnata moltissimo e mi è piaciuta per come è venuta fuori ... Mi sa che il problema è che potrei essere andata un filo OOC, ma spero di no ... dite voi ^^;;

    CONFESSION




    Corro. Più veloce che posso. Da quando ho saputo dell'esplosione non faccio altro che tormentarmi. Se non mi sbrigo, rischierò di non trovarlo più.

    L'ho già perso una volta, per colpa del suo orgoglio. Avrei dovuto saperlo. Anche il giorno che se ne andò non riuscì a dirmelo … dirmi qualcosa di importante.

    Svolto l'angolo, affretto il passo.


    Maledissi la sua scelta di essersi stabilito proprio a Los Angeles. Troppo grande come città. Trovare qualcuno è impossibile!

    Una raffica di vento mi frustò i capelli già scompigliati. Mi fermai un attimo. Non avevo più fiato. Mi sedetti sulla prima panchina che trovai lungo il marciapiede e mi guardai intorno.

    Mi trovavo nel parco di un ospedale. In quel momento dalle porte principali uscì un gruppo di cinque uomini, o meglio, quattro di loro lo erano. L'altro pareva più un ragazzo. Borbottavano fitto fitto in giapponese, probabilmente.

    Mi chiesi distrattamente cosa ci facessero dei giapponesi a Los Angeles, per poi concludere che dovevano essere turisti. Domanda proprio stupida. Ad ogni modo, provai a capire cosa si stessero dicendo.

    << メロはいつも衝動的だった。それを見つけるのは難しいことではないでしょう爆発は免れたものの。むしろ、我々はよりニューヨークに戻っ近辺監督に行くんですが... * >>.

    SPOILER (click to view)
    *Mello è sempre stato impulsivo. Anche se è scampato all'esplosione, non sarà difficile scovarlo. Piuttosto, sarà meglio tornare a New York per sorvegliare Near …


    A parlare era stato il più giovane. Il ragazzo.


    Mi venne un colpo. Dire che non avevo capito assolutamente nulla era un bugia bella e buona. Avevo riconosciuto quattro parole: Mello, New York, Near.


    Ci misi nemmeno un secondo a fare due più due. Mi alzai di scatto e ripresi a correre. In una decina di minuti ero davanti alla mia Dodge rossa e sgommavo in direzione aeroporto.

    Il volo durò 4 ore circa, un'eternità, per me. Non avevo assolutamente pensato a come rintracciarlo.


    “Ma bene,” pensai sarcastico, “New York è anche più grande di Los Angeles!”. Ed ero pure senza l macchina!


    Sbuffando, chiamai un taxi e mi feci portare in centro. Cominciai a setacciare tutte le strade, alla ricerca di un segno, anche se sapevo che non ne avrebbe mai lasciati. Stava molto attento a queste cose.


    Gira che ti rigira ero finito davanti alla stazione di Nick Street. Le diedi le spalle, fissando il palazzo altissimo di fronte a me.


    “Però, questi Newyorkesi! ...”.


    Stavo per ricominciare la mia ricerca, quando ai piedi del grattacielo, vidi qualcosa che mi congelò il sangue nelle vene: un ragazzo (o almeno, così mi era parso, era incappucciato) stava puntando contro una donna ammanettata una pistola.


    L'avevo trovato.


    Non riuscivo a crederci. Fui tentato di chiamarlo, ma mi trattenni. Dovevo fare le cose per bene. Mi schiarii le idee. Non potevo fare nulla finché non sarebbe uscito di nuovo, per cui mi accesi una sigaretta e me ne stetti lì ad aspettare, cercando di mantenere la calma. Riflettevo.

    Chissà perché aveva ammanettato quella donna … e perché è andato da Near, poi … Probabilmente penserà che abbia un sacco di informazioni sul caso Kira … Ad ogni modo, non avrebbe mai rinunciato alla sua gara col piccoletto. Era troppo orgoglioso e ostinato.


    Una mezz'oretta dopo, un movimento ai margini del mio campo visivo mi fece sobbalzare. Il ragazzo stava uscendo dall'edificio.

    Stando molto attendo a non essere visto, lo seguii. Era appena balzato in sella ad una moto. Non feci in tempo a fare nemmeno un passo, che aveva già inserito la chiave ed era sgommato via.


    “Merda!”.



    Mi guardai intorno. Da un taxi di fronte all'entrata della stazione stava scendendo una coppia di turisti. Mi precipitai verso l'auto. Salito e chiuse le portiere, diedi in fretta all'autista l'ordine di seguire la moto. L'uomo era sorpreso, ma eseguì la mia richiesta.


    La moto sfrecciava verso nord. Io ero talmente concentrato che non mi accorsi dell'autista che esordì schiarendosi la voce con un “hem...”, in tono nervoso. Riacquistata l'attenzione verso il tassista, gli chiesi se ci fosse qualche problema.


    << Beh … ci stiamo dirigendo nel South Bronx e io … hem … preferirei fermarmi qua, sa … >>.


    Lo compresi al volo: il South Bronx era decisamente la zona meno raccomandabile di tutta la Big Apple. Gli lanciai un pezzo da 20 dollari su sedile anteriore.


    << La prego >>
    . L'uomo era sorpreso, ma nel vedere i soldi asserì con un “non c'è problema, amico”.


    Poco dopo la moto rallentò fino a fermarsi. Il conducente fece lo stesso, parcheggiando dietro l'angolo, per non farsi scoprire. Il ragazzo scese dalla moto, si guardò intorno, per poi emettere un lungo sospiro ed abbassarsi il cappuccio.


    Trattenni il fiato. Era cambiato davvero moltissimo dai tempi della Wammy's: la chioma bionda gli era cresciuta fin sotto le spalle, e gli copriva gli occhi. Ma non fu quello a sconvolgermi: una cicatrice ben visibile gli deturpava il lato sinistro del viso e, per quanto potessi vedere, scendeva fin sotto il collo. Il busto, più sviluppato di quanto pensassi, era fasciato da un gilet di pelle nera, come anche le gambe erano coperte da pantaloni dello stesso materiale. Indossava i guanti, sempre in pelle, mentre sul petto gli pendeva un rosario. Si era convertito? Alla cintura, portava la pistola che aveva usato per minacciare la donna.


    Scesi in fretta dal taxi, facendo più silenzio possibile, e consigliai all'autista di andarsene solo dopo che il ragazzo fosse entrato in casa. Diedi un'occhiata sommaria all'edificio presso cui il biondo aveva parcheggiato la moto: era una vecchia costruzione che si sviluppava su due piani, più larga che alta, evidentemente progettata per ospitare più famiglie. Era di un color grigio stinto, ma coperto da graffiti. A giudicare dagli infissi alle finestre, era disabitato.


    La mia attenzione tornò al ragazzo: stava mangiando una tavoletta di cioccolata. Sorrisi, ricordando come anche all'orfanotrofio portava sempre quel dolce con sé.


    Girò la maniglia della porta scheggiata ed entrò. Feci un cenno al tassista che molto piano ingranò la retromarcia e partì in direzione Manhattan.


    Quando l'auto sparì alla mia vista mi avvicinai all'edificio. Feci per girare la maniglia, ma pensai che probabilmente era meglio non farlo se non volevo ritrovarmi prematuramente all'obitorio. Respirai profondamente, poi bussai tre volte.


    TOC! TOC! TOC!


    I colpi echeggiarono. Silenzio. Non rispose nessuno. No potevo far altro che aspettare. Ad un certo punto sentii dei passi, seppur lievi, che si avvicinavano all'uscio. Mi preparai mentalmente, anche se sapevo che non sarebbe servito a nulla: non avevo idea di cosa sarebbe successo.


    Vidi la maniglia girare. Il cuore prese a battermi forte. Le pulsazioni mi rimbombavano nelle orecchie. Mi girava la testa. Feci un altro respiro profondo.

    C'era uno spiraglio sempre più grande; provai a guardare dentro, ma era troppo buio.


    Il cielo era coperto, ma un nuvoletta si spostò lasciando passare un raggio di sole per un attimo. Tanto bastò per illuminare qualcosa di argenteo nell'oscurità.


    “Cazzo! E ti pareva!”
    . Avevo la canna di una pistola puntata dritta verso la mia faccia.


    << Allontanati di dieci passi. Tendendo le mani in vista>>.


    All'udire la sua voce ebbi un brivido. Era cambiata molto da quella che ricordavo: molto più dura, ma aveva anche un che di ... eccitante? Sì, decisamente.

    L'adrenalina entrò in circolo, il cuore pompava al massimo.


    << Muoviti, o ti becchi una pallottola in testa! >>. Eseguii in fretta.


    Pochi attimi dopo, il ragazzo uscì dall'ombra, col cappuccio calzato fin sotto gli occhi. Senza dubbio, anche se io non potevo farlo, mi vedeva.

    Passarono dieci secondi. Il biondo si portò la tavoletta alla bocca.


    Non la morse. Il braccio gli ridiscese lungo il fianco. La pistola cadde a terra con un tonfo sordo. Vidi le sue labbra mimare un “non è possibile...”. Arretrò inconsciamente di qualche passo. Io non mossi un muscolo.


    I secondi passavano senza che nessuno aprisse bocca. Tensione. Sentivo solo il suono dei nostri respiri. Non ce la facevo più.


    << Ciao, Mello >>.

    Lui rimase impietrito. Probabilmente era sorpreso per il mio tono di voce, come era accaduto a me poco prima. << Quanto tempo >>.


    Lui, molto lentamente, riportò la tavoletta alla bocca e coi denti ne staccò un pezzo. Masticò con tutta calma il dolce, continuando a scrutarmi da sotto il cappuccio nero. Poi finalmente si decise a parlare.


    << Matt>>. Ingoiò e staccò un altro pezzo di cioccolata. Abbassai le braccia ed infilai le mani nelle tasche.


    << Eh, già >>. Ma perché dovevo fare dell'ironia anche in quel momento?

    Non potevo vedere la su espressione, ma senza dubbio aveva stretto gli occhi.


    << Cosa diavolo ci fai qui?! >>. Io alzai un sopracciglio. Che bisogno c'era di chiedere? Mi sembrava così ovvio!


    O forse … voleva sentirselo dire? …


    Prima che parlassi, una vocina nel mio cervello, mi disse che se mi creavo delle aspettative, sarebbe finita male. Non dovevo aspettarmi nulla. Se il responso sarebbe stato negativo? Repressi un brivido.


    << Ti cercavo >>. Era una mia impressione, o aveva avuto un fremito?


    “Calma, Mail, concentrati!”



    CRUNK!


    Si avvicinò un po'.


    << Perché? >>.


    Sbiancai, probabilmente. Oddio! Ma perché la domanda? Non ero pronto a dirglielo! Ma dovevo. Mello aspettava una risposta e non potevo restarmene lì come un idiota!

    Aprii la bocca, ma prima che potessi dire alcunché, il biondo mi interruppe.


    << Tu non centri nulla qui. Non saresti dovuto venire >>.



    “Merda!”


    Le ferite che credevo richiuse dopo la sua partenza si spalancarono. Mi si mozzò il fiato.


    << Torna in Inghilterra >>. Duro. Freddo.


    Cosa?! Dopo tutta la fatica che avevo fatto? No, no, NO!

    Tirai fuori le mani dalle tasche e le strinsi a pugno. Avanzai verso il ragazzo, che tuttavia rimase impassibile. Gli puntai un dito contro.


    << Ti pare che possa tornare?! Ho quasi vent'anni, per la miseria! >>.


    Mi trovavo ad un passo da lui. Il biondo era nel silenzio più totale. Continuai.


    << Perché dovrei andarmene? E dove, poi? >>.


    Le sue labbra si curvarono in un ghigno, ma non era divertito.


    << Non avresti dovuto vedermi così >>, spiegò, e si tirò giù il cappuccio. Ebbi un altro fremito, nel vedere la cicatrice da vicino, ma non ero spaventato. Anzi, a dirla tutta, lo rendeva più affascinante di quanto non fosse mai stato.


    Allungai le dita e sfiorai la prova del suo folle coraggio. Sussultò.

    Poi, con mia gran sorpresa, posò una mano guantata sulla mia, e la strinse. Sospirò e chiuse gli occhi. Il mio cuore non accennava a rallentare la propria corsa.


    << Vuoi sapere perché sono venuto? >>.


    Mello annuì piano, senza aprire gli occhi. << Sì >>, sussurrò. Il suo fiato mi sfiorò la pelle. Inspirai: sapeva di cioccolato, ovviamente.


    “Forza, Mail, ora o mai più!”


    Presi fiato.


    << Perché ti odio >>.


    Lui spalancò gli occhi. Era da cinque anni che non li vedevo. Immergermi in quello sguardo duro come lo zaffiro mi suscitò una strana sensazione.


    << Ho odiato che tu te ne si andato >>
    , continuai deciso. << Sono stato male per giorni... poi una settimana dopo la tua partenza anche Near lasciò la Wammy ed io capii che infine era giunto pure il mio momento. Ho aspettato, sperato, che cambiassi idea, ma tu non avresti rinunciato per nulla al mondo alla tua sfida con il piccoletto. Watari aveva lasciato qualcosina per ognuno di noi per cui, presi i soldi e fatti i bagagli, me ne sono andato >>.


    Mello mi ascoltava in silenzio. I suoi occhi mi infondevano coraggio.


    << Decisi di prendere il primo volo per gli Stati Uniti, perché lo ritenevo il Paese migliore per cominciare la mi ricerca. Mi sono trovato un lavoro... beh, più di uno, e intanto ascoltavo le notizie, ma non c'era nulla. Solo Sakura TV e fan di Kira ovunque... >>.


    Mi fermai: temevo di starlo annoiando. Lui invece mi invitò a proseguire. << Continua >>. La sua voce era molto calma. Mi fece un cenno di assenso.


    << Poi sentii che il capo della polizia era stato rapito. Poteva non avere alcun senso, ma sentii che finalmente eri entrato in azione, per cui cercai di stare attento a ciò che succedeva in giro. Quando seppi dell'esplosione... >>
    .


    La voce mi si spezzò. Chinai il capo. Non ce la facevo a proseguire. Rivivere quei ricordi era davvero doloroso.


    << Matt... >>, esordì Mello. Alzai lo sguardo: i suoi occhi imploravano perdono. << Mi... dispiace >>. Accidenti! Mello che chiedeva scusa! << Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Non potevo sapere che... >>. Io scossi e accennai un sorriso. << Non è necessario che tu te ne faccia una colpa, Mello >>.


    “Ora siamo insieme...”


    Mello scostò la mia mano dalla ferita, ma non la lasciò. Continuò a stringerla.


    << Ma quindi... mi odi ancora? >>.


    << Mello... sei la persona più orgogliosa, impulsiva ed egocentrica che conosca, per non dire altro... >>. Un velo di paura passò sul suo volto divino, ma continuai. << … ma ti amo >>.


    Lo fissai intensamente negli occhi, cercando di trasmettergli le sensazioni fortissime che stavo provando in quel momento.


    << Ti amo >>, ripetei << e non smetterò mai di farlo >>.


    Ce l'avevo fatta! Gliel'avevo detto! E ora aspettavo, col cuore in tumulto, la sua risposta. Il suo volto era imperscrutabile. E se mi avesse rifiutato? Non volevo neanche pensarci...


    Improvvisamente percepii qualcosa di umido sulle mie labbra: le sue. Non pensavo più. Lo strinsi forte, e lui fece altrettanto con me. Godevamo l'uno del sapore dell'altro, mentre le nostre lingue danzavano in perfetta sincronia. Ringraziai mille volte Dio per quel regalo. Sentivo il suo calore avvolgermi. Il contatto mi permise di comprendere la sua emozione in quel momento; il suo cuore forte batteva veloce. Ogni volta che riprendevamo fiato lui sussurrava il mio nome, ogni volta era una scarica elettrica dritta nel mio cuore e nel mio cervello, e ogni volta riprendeva a baciarmi con passione sempre crescente.

    Non so per quanto tempo continuammo così, ma non me ne importava.

    Poi il ritmo rallentò, le sue labbra sfioravano le mie con dolcezza e leggerezza infinite. Ansimavo, quasi.


    Mentre la sua lingua scendeva lungo il collo mi posi un problema. Cercai di attirare la su attenzione.


    << M-Mello... >>. Non mi voleva ascoltare. Continuò a baciarmi, per poi fissarmi con un'espressione interrogativa. I suoi occhi mi trasmettevano la passione repressa. Sapevo che avrebbe voluto continuare. Sebbene fossi il più piccolo tra i due, ero molto più maturo.


    << Allora? >>, sbottò lui. Era innervosito dalla mia pausa, malgrado non fosse stata molto lunga.


    << Non è che... potremmo entrare? >>, domandai esitante. Lui si indispettì. Avrei dovuto aspettarmelo. Con Mello era sempre così. Se lo conoscevi bene sapevi come avrebbe reagito. Il punto era che aveva la straordinaria abilità di far gravitare la tua attenzione altrove, e rimnevi sorpreso, seppur solo per un istante.


    << E tu mi hai interrotto... >>, rispose con voce chiaramente irritata << … per una cosa tanto banale? >>.


    << Mello, siamo nel South Bronx, sarebbe comunque più sicuro... >>.


    << Se si azzardano a toccarti li ammazzo con le mie mani >>.



    Mi baciò ancora. Restituii il bacio, ma mi trattenni: non gli avrei dato quello che voleva così facilmente. Si arrese, sospirò e mi condusse per mano dentro la casa.

    All'interno c'era un gran buio. Conoscendo il biondo, mi chiesi se fosse una cosa intenzionale o meno. Poi ricordai che l'edificio pareva disabitato. Sulla destra c'era una scala a chiocciola, ma il biondo mi trascinò sulla sinistra, stanza da cui proveniva una luce fioca: la finestra non era sbarrata.


    Fuori iniziò a piovigginare. Mello inspirò: aveva sempre amato l'odore della pioggia. Si sedette su una poltrona in pelle nera e, afferrata una tavoletta di cioccolata, le diede un morso. Sospirò soddisfatto e reclinò la testa all'indietro, masticando piano.

    Mi accomodai sul divano accanto a lui. Mentre si gustava il dolce pensai di accendermi una sigaretta, così feci scattare l'accendino. La fiammella venne a contatto con il tabacco e la carta s'incendiò. Aspirai il fumo, poi lo risoffiai fuori.


    << Da quando fumi? >>.


    Io lo fissai con uno sguardo carico di significato. << Da quando mi hai lasciato >>.


    Mello mi restituì l'occhiata, ma nel suo caso era imperscritabile. Strinse appena gli occhi. << Comunque, esci. Non sopporto l'odore del fumo >>.


    Ero allibito. << Scusa? >>.


    << Esci >>, replicò lui, senza aggiungere altro.


    Dopo averlo fissato ancora per qualche secondo, eseguii la sua richiesta.


    Appoggiato al muro esterno della casa, aspirai un'altra boccata di nicotina, cercando di non pensare.

    Terminata la sigaretta, la spensi sotto la suola dello stivale. Tornai dentro e mi accomodai sul divano.


    << Scusa >>, esordì Mello << non avrei dovuto trattarti così. Mi dispiace farti soffrire continuamente >>.


    Scossi la testa, senza rispondere nulla. Che scuse patetiche. Che discorsi futili. Guardai fuori: doveva essere mezzanotte. Mi voltai, per guardare il biondo, ma non lo trovai sulla poltrona. Prima che potessi farmi una sola domanda, mi sentii prendere per mano e venire condotto di sopra. La scala scricchiolava in modo sospetto.

    Al piano superiore c'era un corridoio angusto, e poi una camera. In mezzo ad essa, un letto sgangherato, con un materasso piuttosto concio. Sghignazzai.


    Mi tolsi gli abiti che portavo, restando in boxer e maglietta. Prima che potessi girarmi verso il biondo, però, un paio di braccia mi cinsero la vita, e udii al mio orecchio un sussurro. Ebbi un brivido.


    << Non ti ho ancora perdonato per la sigaretta... >>.


    Mi voltai, pronto a dargli una risposta sagace, e trovai il suo volto più vicino di quanto mi aspettassi.


    << Ti amo, Matt >>.


    Non mi diede nemmeno il tempo di assaporare quelle parole, che le sue labbra si fiondarono sulle mie. Mello non perse tempo, intrattenendo giocoso la mia lingua con la sua.

    Un attimo dopo essermi sfilato la maglia, mi ritrovai lungo disteso sul letto, con le gambe tra le sue ed i polsi bloccati ai lati della testa.

    Quelle labbra perfette tornarono a cercare le mie. Non rifiutai loro nulla: ogni cosa che chiedevano, l'avrei data.

    Mello prese a baciarmi con una dolcezza incredibile per un tipo così irruento, ma su questo riflettei dopo. Le sue labbra si spostarono e trovarono un orecchio. Mi morse il lobo, ghignando divertito, mentre io ansimavo come mai avrei pensato in vita mia.

    Trovai la forza di dire qualcosa.


    << E' … nnh… tutto qua... quello che riesci... nnh... a fare? >>.


    Non ero stato convincente per niente. Ma Mello amava le sfide. E sapevo che questa trovava eccitante. E molto, anche.

    Mi accorsi che le sue mani non tenevano più bloccati i miei polsi, ma le mie braccia rimasero nella stessa posizione. Percepii delle carezze lievissime sfiorarmi il petto, per poi scivolare più in basso, fino ad insinuare una mano dentro i miei boxer. Ansimai più forte. Tenevo gli occhi serrati: aprirli avrebbe significato rovinare tutto. Sentii Mello ghignare quando gemetti alla sua stretta.

    Stretta che divenne sempre più forte, finché non venni nella sua mano.


    Lui la ritirò, ed io mi azzardai a sbirciare, per poi alzarmi a sedere. Il biondo non era concentrato su di me, ma sulla sostanza biancastra che gli aveva inumidito le dita. Curioso, le portò alla bocca, leccandosele, facendo lo stesso anche con le labbra.

    L'ennesima scarica elettrica, incredibilmente forte. Gli saltai letteralmente addosso, bloccandolo con lo stesso modo che aveva usato con me. Dio, quanto lo volevo in quel momento!

    Lo baciai fino a rimanere senza fiato, scendendo con la lingua lungo il suo petto. A quel punto non ero il solo ad ansimare. Le mie labbra vogliose tornarono sulle sue, con un turbine di passione.


    I vestiti non servivano più. Volevo farlo godere come lui aveva fatto con me. Di più, se possibile. Mi venne un'idea...


    Inumidii il suo collo di baci languidi. Le mie labbra non seguivano la mia volontà, si muovevano a loro piacimento. Questo le condusse ad uno dei punti più sensibili. Giunto alla sua virilità, lui sgranò gli occhi, e iniziò a gemere più forte quando la accolsi nella mia bocca, stuzzicandola con la punta della lingua.


    << Mmh... Matt... >>.


    Le sue mani scivolarono tra i miei capelli, come per trattenermi dov'ero.

    Poco dopo venne anche lui. Ne gustai il sapore, soddisfatto. Poi decisi di ritornare alle sue labbra: lisce, perfette... e con un sapore...


    Con mia gran sorpresa, le sue gambe mi cinsero i fianchi: ero convinto che volesse possedermi lui per primo. A quanto pareva, mi sbagliavo. Non potei rimanere distratto a lungo, comunque: Mello reclamava la mia attenzione.

    Feci scorrere le mani lungo i suoi fianchi, fino a giungere alla sua apertura. Con molta delicatezza, introdussi un dito dentro di lui. Il biondo trattenne il respiro. Con l'altra mano gli accarezzai il membro, cercando di allietarne la sofferenza.

    Poi, sempre stando attento a fare quanto più piano possibile, aggiunsi un secondo e un terzo dito, cercando di prepararlo al dolore che sarebbe venuto dopo, ben peggiore di quello che stava subendo in quel momento, anche se solo per i primi istanti.


    Un gemito particolarmente sofferto mi convinse a guardarlo in volto. Non avevo mai visto Mello così indifeso. Restai a fissarlo finché non mi fece cenno di continuare. Così alle dita sostituii la mia erezione. Poco alla volta mi insinuai dentro di lui, finché non lo possedetti completamente.

    A quel punto cominciai a spingere, dapprima piano, per poi aumentare la velocità. Non avevo mai provato una sensazione simile.

    Iniziai anch'io a gemere, in preda all'estasi, finché non venimmo entrambi di nuovo: lui nella mia mano, io dentro di lui.

    Infine crollai sdraiato al suo fianco e lui mi cinse la vita, stringendomi forte.


    Sebbene fosse fine Novembre non sentivo per niente freddo, troppo occupato ad assaporare la gioia di quel momento. Alla fine, distrutto, caddi tra le braccia di Morfeo.


    *.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*


    << Un ribelle! Attentato alla signorina Takada! >>.



    Sfrecciavo per le strade affollate di Tokyo, gettando di tanto in tanto un'occhiata allo specchietto retrovisore.


    “Merda, ma quanta gente c'è a far da scorta a quella là!?”


    Non accennavo a rallentare, ma dovetti farlo appena giunto all'incrocio successivo. Ero circondato.

    Pestai il pedale del freno, lanciandomi in un testacoda da paura, finché l'auto non si fermò. Non avevo scampo.


    << Vieni fuori con le mani in alto! >>.



    Obbedii. Non c'era bisogno che mi guardassi intorno per sapere che avevo troppe pistole puntate addosso per poterle contare.

    Sarei morto nel giro di niente. Mello aveva detto che non sarebbe stato necessario. Avevo provato a convincerlo che non sarebbe andata come lui sperava. Non c'era stato verso.

    Il mio ultimo pensiero lo mandai a lui.


    “Ti prego, fa' che tutto questo non sia stato inutile... Ti prego, fa' che non si sia sacrificato per nulla...”



    Diedi un'altra occhiata ai poliziotti.


    “Bah, se se devo uscire di scena, tanto vale farlo con stile!”


    << Ehi, da quand'è che i giapponesi possono andare in giro con dei cannoni del genere? Ma dopotutto sono solo un complice del rapitore... quindi dubito che spariate, con tutte le cose che vorrete sapere da m-... >>.


    THE END

  14. .
    Ahah molto beneeeee *si sfrega le mani*
  15. .
    Grazie mille a tutte e tre!! (compresa Narciss xD) In effetti non ho pensato molto al rosa, gomennasai ^///^ *inchino* mentre il Giapponese lo metto sempre, non pensavo che avrebbe fatto rpblemi, comunque c'è scritto "Konnichiwa, watashi wa Susy River desu" xD
    CITAZIONE (°Narciss_Camui° @ 18/4/2011, 20:53) 
    ma salve XD dimmi che farai un bel pg pronto a farsi maltrattare dai miei :-p
    Cmq benvenutissima e per qualsiasi cosa chiedi pure ^_^

    Maltrattare? Hai i PG Uke? Benissimo, perché io faccio i seme, di solito!! ^w^
16 replies since 28/7/2010
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